A Guardia Piemontese in Calabria ogni animale ha un nome

A Guardia Piemontese, enclave occitana in provincia di Cosenza in Calabria, è largamente diffusa la consuetudine di dare un nome agli animali. Qui ogni animale ha un nome, e ovviamente in lingua occitana (con video intervista).

5 Minuti di lettura

Secondo me gli animali privi di linguaggio verbale conoscono solo le relazioni. Cioè quando sentiamo il miagolio del gatto, quando torniamo a casa dal lavoro, non vuole dire ‘io ho fame’, vuol dire ‘mamma’ (Gregory Bateson).

Gregory Bateson fu antropologo, biologo, psichiatra, epistemologo, naturalista, etologo, studioso dei processi di evoluzione delle culture e tra i primi esponenti degli sviluppi della cibernetica. Prosegue sostenendo che noi non siamo così lontani dai gatti e dai cani, così come dalle altre creature che popolano l’ecosistema. Questo perché siamo abbastanza vicini a essi da tenere più alle nostre relazioni che a qualsiasi altra cosa.

Infatti, quel miagolio è un’enunciazione della relazione tra il gatto e noi. Identifica cioè una relazione e, una volta identificata, dovremmo aprire il frigorifero per estrarre il latte, esattamente come faremmo con nostro figlio, o nipote. Anche perché, per proseguire con la citazione, la carenza di saggezza sistemica è sempre punita.

In verità Gregory Bateson era ispirato da un progetto, cioè scoprire, descrivere, esplorare la struttura che connette per rispondere alla domanda: quale struttura connette il granchio con l’aragosta, l’orchidea con la primula e tutti e quattro con me? E me con voi?, e giungere così a un’ulteriore domanda di ordine superiore: che cos’è la mente?

Guardia Piemontese: una frontiera eco-logica

Bene, di certo sarebbe un privilegio essere in qualche modo connessi con l’intuizione di Gregory Bateson. Un privilegio perché significherebbe danzare una danza di parti interagenti per far parte di qualcosa di più grande. Lì dove ogni organismo produce se stesso intrecciandosi armonicamente con il contesto di vita in una costante spirale costruttiva.

In altri termini significherebbe prendere coscienza della struttura che connette l’intera biosfera e sperimentare l’ecologia della mente. Che equivale a dire: salvarsi.

E’ evidente che sono di parte. Conviene però ricordare che la letteratura etno-antropologica ci offre un interessante varietà di culture tradizionali che seguivano, e continuano a seguire, criteri del tutto diversi da quelli dell’attuale economia (quella basata sul massimo profitto per intenderci) con criteri fondati sulla saggezza sistemica. Culture tradizionali che agiscono e sono agite da usi, costumi, riti, divieti, credenze dove i rapporti con il mondo animale e vegetale sono normati da una tradizione arcaica e assieme contemporanea.

Ora, presso le nostre città è evidente che questi registri sono separati, da qui la carenza di saggezza sistemica. Tuttavia esistono luoghi dove, e per fortuna, i riti, gli usi, i costumi, il religioso e anche il progetto politico sono ancora strettamente connessi. Come, per esempio, a Guardia Piemontese in provincia di Cosenza in Calabria, nel territorio conosciuto anche come Riviera dei cedri. Qui è ancora diffusa la consuetudine di dare un nome agli animali, e ovviamente in lingua occitana.

Per capire del cosa e del dove dobbiamo fare un breve salto temporale. E allora, Guardia Piemontese…

Breve pillola storica…

Si sa, gli Occitani s’insediarono in Calabria, e precisamente a Guardia Piemontese, tra il XII e il XIII secolo arrivando dal lontano Piemonte. Parrebbe che in quei secoli, nonostante la diversità culturale e quindi anche religiosa, i Valdesi di Guardia vissero senza conflitti e in armonia con le comunità cattoliche circostanti. Di seguito, però, furono colpiti dalla crociata del Cardinale Michele Ghislieri (poi Papa Pio V). Fu la strage del 5 Giugno 1561 conosciuta storicamente come la strage dei Valdesi. Crociata che causò l’uccisione di gran parte della popolazione Guardiola.

L’inquisizione impose addirittura l’uso di porte munite di spioncino apribile solo dalla parte esterna. Questo per consentire ai frati domenicani di controllare la vita privata degli ex eretici scampati al massacro. E allora, per ritornare a noi, i Guardioli evidentemente continuarono a mantenere saperi tramandati fino a oggi esclusivamente per via orale, saperi che manifestano il desiderio di una comunità desiderata e immaginata. E qua entra in gioco la mente ecologica.

Per esempio, a Guardia Piemontese ogni terra ha un nome, probabilmente perché diventa necessario definire e ri-definire una presenza reale in un costante appaesamento. E ancora, a Guardia Piemontese ogni animale ha un nome

A Guardia Piemontese ogni animale ha un nome

Strano ma vero, qui è largamente diffusa la consuetudine di dare un nome agli animali, ne consegue che ogni animale ha un nome ovviamente in lingua occitana, con un registro ben strutturato e con tanto di prefissi e divieti.

Così, spesso e in particolare davanti ai nomi di capre, si usano prefissi come Shish o Shush, questo perché Shish è il nome del diavolo e, poiché la tradizione vuole che la capra sia l’animale del diavolo, dire Shishinèlla, Shushèlla, o Shish-tè significa esattamente invocare gli animali, così come Monaquèlla e Marevissa.

L’antropologo Vittorio Lanternari, nel suo Ecoantropologia. Dall’ingerenza ecologica alla svolta etico-culturale, riferisce come tuttora nei luoghi alpestri resiste una forma collaborativa tra uomo e animale, collaborazione portata al livello della comunicazione orale.

Qui ogni animale riceveva e riceve un nome, nome usato dall’allevatore per impartire gli ordini e ogni capo (definito quasi persona) è riconosciuto nella sua identità e personalità, personalità costituita da tratti non esclusivamente fisici ma anche di temperamento.

Leggi anche: A Guardia Piemontese in calabria ogni terra ha un nome

Relazioni di relazioni

A Guardia (cultura prettamente pastorale così come quella degli Occitani delle Alpi Piemontesi) avviene qualcosa di molto similare. Qui il legame tra l’animale e il pastore è molto sentito e pare che la relazione sia di ordine superiore, eco-logica potremmo dire.

A Guardia Piemontese ogni animale ha un nome, nome che ogni animale riconosce e in modo particolare le matriarche, similmente ai luoghi alpestri citati da Vittorio Lanternari.

E allora, il nome dato all’animale è in lingua occitana, e si tratta di nomi immutati da sempre però, a differenza dei nostri gatti o cani o comunque dei nostri animali domestici, a Guardia Piemontese ogni animale deve avere il suo nome occitano. Però, mai dare il nome di una persona a un animale, è proibito, si tratterebbe di un’offesa.

A presto, Sergio.

Ps: si ringrazia l’amico Domenico Iacovo.


Ciao
, sono Sergio Straface e sono un Antropologo. Mi occupo di ricerca etnografica e lavoro nel Marketing e nel Management dei Beni Culturali e del Territorio. Qui scrivo di tradizioni popolari e folklore – ricette e food – religiosità popolare – reportage – comunità storico-linguistiche calabresi – abbazie, chiese, conventi e santuari… insomma tutto quello che ha a che fare con l’universo etno-antropologico soprattutto in Calabria. 
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