I Guanti_Le Chiacchiere di Bisignano in Calabria

Dolci tipici della tradizione calabrese: i Guanti, le Chiacchiere di Bisignano

Le Chiacchiere di Bisignano, qui dette anche Guanti, sono dolci rituali da preparare e consumare non solo durante il periodo del Carnevale ma anche durante i banchetti nuziali. E soprattutto, in occasione della Festa di San Francesco da Paola e di Sant’Umile da Bisignano…

6 Minuti di lettura

Come mi disse una volta un maestro giapponese Zen: Abituarsi a qualsiasi cosa è terribile (Gregory Bateson).

Un’insolita premessa

Contemplàre viene da con=cum, che denota un mezzo, e tèmplum, cioè lo spazio del cielo. Così, se un tempo l’àugure osservava il volo degli uccelli per predicare il futuro, di seguito contemplare divenne osservare. O meglio perdersi in ogni spazio in cui l’occhio umano possa vagare.

E allora, dall’osservare il volo degli uccelli contemplare passò al significato più generale di sollevare lo sguardo e il pensiero verso un qualcosa che desti meraviglia. E ancora, l’atto del contemplare, in un’accezione spirituale, sta per profonda concentrazione della mente nella meditazione di cose divine o spirituali. Atto capace di elevare l’anima sopra ogni modo ordinario di conoscere, da qui la vita ascetica e il vivere in contemplazione.

Tuttavia, pare sia possibile disporsi in una dimensione contemplativa usando per mezzo più o meno qualsiasi cosa (con=cum) come per esempio un’opera d’arte. O meglio, alcune opere d’arte sono capaci, più di altre, di introdurci in un mondo straordinario dove è possibile, anche, frequentare il meraviglioso elevandoci in una dimensione straordinaria, divina, come anche un’opera d’arte popolare. Esattamente come le chiacchiere di Bisignano, qui chiamate Guanti.

Un’opera d’arte… popolare

Ora, se un’opera d’arte è una creazione artistica realizzata da un professionista di un’arte, e se l’artista per mezzo della sua opera d’arte permette di sperimentare il divino, ne consegue che c’è del divino o nell’artista o nell’arte e, magicamente, tutto il vivere diventa contemplazione.

Ma prima ancora, ci sono luoghi, città, paesi dove tutto, o quasi tutto, è fatto con arte, e arte fa rima anche con passione, amore, continuità, esclusività, eternità. Uno di questi luoghi è Bisignano, un paese in provincia di Cosenza in Calabria ai piedi della Sila greca.

C’è da dire che Bisignano ha origini antichissime. Alcuni storici fanno risalire le origini della città al IV secolo a.C. quando Bisignano era una delle principali città della Confederatio Bruttiorum. Altri, invece, ricordano addirittura di Bescio che qui arrivò con Aschenez, pronipote di Noè, scegliendole il nome di Bescia, rinominata Besidia dai Greci prima e dai Romani dopo.

Se Bisignano ha origini molto antiche ne consegue che qui ci sono tradizioni antichissime e, ancora oggi, si praticano notevoli attività artigianali, tutte con arte. Come la lavorazione di ceramiche e terrecotte, del ferro e in particolare la liuteria con la produzione delle famose chitarre battenti. Strumenti musicali realizzati dalla famiglia de Bonis, autentici ed esclusivi capolavori di arte popolare calabrese.

Ma ritorniamo ai Guanti, le chiacchiere di Bisignano… altra opera d’arte popolare.

I Guanti: le chiacchiere di Bisignano

Come già sappiamo, un’opera d’arte, anche e soprattutto se popolare, può aiutarci sollevare lo sguardo e il pensiero verso un qualcosa che desti in noi meraviglia, stupore, più qualcos’altro. Però, in genere, non siamo abituati a pensare un piatto popolare con la sua ricetta, il suo gusto, il suo profumo, il suo odore, i ricordi e le immagini che alimenta come arte, anche se in verità lo è.

In verità lo è perché un piatto popolare, se contemplato, può addirittura farci sperimentare esperienze mistiche. Perché c’è qualcosa di mistico e divino in molti dei piatti della cucina popolare, così come nella loro preparazione e nel loro consumo rituale.

E allora, le chiacchiere di Bisignano, i Guanti, poco differiscono dalle comuni chiacchiere ma qui, storicamente e per tradizione, hanno trovato impieghi differenti in precisi passaggi simbolici della vita comunitaria.

Tutti impieghi sociali e consumi rituali che hanno fatto delle chiacchiere di Bisignano dolci non solo buoni da mangiare ma prima ancora buoni da pensare. Buoni da pensare perché stimolano la contemplazione.

I Guanti_Cestino di Chiacchiere di Bisignano in Calabria

Così, se tutti noi siamo abituati a pensare alle chiacchiere come dolci da consumare durante il periodo del carnevale, i bisignanesi sono andati oltre. Sono andati oltre perché i loro Guanti non potevano mancare in occasioni come matrimoni o promesse di matrimoni. Naturalmente insieme con altri dolci come bocconotti, crostate e gli immancabili taralli, qui chiamati viscuotti.

La preparazione rituale delle chiacchiere di Bisignano

Accadeva allora che prima di ogni matrimonio e di ogni promessa di matrimonio, le donne si riunivano nell’intimità delle loro cucine per circa una settimana per preparare i famosi Guanti. E, ancora oggi, esattamente come in passato, le donne di Bisignano continuano a riunirsi nell’intimità delle loro cucine la settimana che anticipa 2 importanti occasioni rituali.

Si tratta di 2 occasioni rituali qui particolarmente sentite: la festa di San Francesco da Paola, il 2 aprile, e la festa di Sant’Umile da Bisignano, il 26 agosto. Nomi, Francesco e Umile, tra l’altro molto presenti in paese e pare che a Bisignano non ci sia famiglia senza Francesco e Umile.

Ingredienti:

  • 1 kg di farina
  • 4 uova
  • 1/2 bicchiere di olio d’oliva
  • 1 pizzico di sale
  • Vermouth o vino bianco q.b.
  • Zucchero semolato

Preparazione:

Per preparare le chiacchiere di Bisignano le donne impastano sulla spianatoia di legno, qui chiamata chiancunu, la farina già setacciata facendo la classica fontana e al centro uova, olio d’oliva e 1 pizzico di sale. A questo punto aggiungono vermouth o vino bianco a occhio. Cioè quanto ne prende affinché l’impasto risulti più o meno omogeneo, quindi morbido ma non troppo appiccicoso. In ogni modo è possibile aggiungere altra farina per ottenere la consistenza desiderata.

Ricavato così un panetto liscio e compatto, e lasciatolo riposare per circa mezz’ora, le donne stendono l’impasto su ‘u chiancunu ottenendo un foglio di pasta con il mattarello. Quindi con ‘u rincigliu, la rotella tagliapasta, ricavano strisce lunghe circa 2 cm che, girate su se stesse, con le dita saranno chiuse formando una ciambella allungata.

AI Guanti_Le Chiacchiere di Bisignano in Calabria_rincigliu

AI Guanti_Le Chiacchiere di Bisignano in Calabria_Fiocco1

AI Guanti_Le Chiacchiere di Bisignano in Calabria_Fiocco2

A questo punto le donne di Bisignano friggono le ciambelle allungate nell’olio d’oliva e, dopo averle cosparse con zucchero semolato, adageranno i Guanti in un paniere. La riuscita delle chiacchiere di Bisignano sta proprio nella leggerezza e friabilità e, soprattutto, nella formazione delle bollicine durante la frittura.

I Guanti_Le Chiacchiere di Bisignano in Calabria_Fiocchi

I Guanti_Le Chiacchiere di Bisignano in Calabria_Frittura

Leggi anche: Dolci tipici della tradizione calabrese: le Cuzzupe calabresi

Le chiacchiere di Bisignano, un dolce da contemplare

E allora, le chiacchiere di Bisignano sono dolci buoni da mangiare e buoni da pensare. Ma soprattutto sono piccole e raffinate opere d’arte popolare capaci di interrompere la monotonia del pensare irrompendo in specifici momenti dell’anno. Quando il consumo rituale ri-connette l’intera comunità a una dimensione di complessa semplicità.

Quella dimensione necessaria da raccontare e che fa contemplare un gusto, un profumo, un odore, un ricordo. E che, magari, alimenta nuove immagini dove lo sguardo e il pensiero finalmente si meravigliano.

A presto, Sergio.

Si ringrazia Antonietta Maiurano per le preziose informazioni e per le fotografie.


Ciao
, sono Sergio Straface e sono un Antropologo. Mi occupo di ricerca etnografica e lavoro nel Marketing e nel Management dei Beni Culturali e del Territorio. Qui scrivo di tradizioni popolari e folklore – ricette e food – religiosità popolare – reportage – comunità storico-linguistiche calabresi – abbazie, chiese, conventi e santuari… insomma tutto quello che ha a che fare con l’universo etno-antropologico soprattutto in Calabria. 
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8 commenti
  1. Antonietta
    Antonietta dice:

    Sergio x me è stato un onore che tu mi abbia reso parte di questo meraviglioso articolo. Far conoscere le proprie tradizioni e culture nel mondo è una cosa bella davvero e ti secondo me ci riesci in pieno. Grazie ancora

    Rispondi
    • Sergio
      Sergio dice:

      Grazie a te Antonietta,
      un’etnografia, anche se micro, senza l’alleanza necessaria con gli interlocutori non è possibile!
      A presto,
      Sergio

      Rispondi
  2. Raffaella
    Raffaella dice:

    È il caso di dire paese che vai usanza che trovi. I guanti, da noi chiacchiere, si usano fare solo a carnevale, mentre vedo che a Bisignano si usano anche per i matrimoni. Complimenti Sergio, i tuoi articoli sono sempre affascinanti, è un piacere leggerli.

    Rispondi
  3. Sonia
    Sonia dice:

    Da Wikipedia: Lo scultore Max Bill utilizzò questa forma così elementare ed armoniosa del nastro di Möbius in moltissime sue opere, già dal 1935. Lui non era a conoscenza di quest’oggetto, infatti lo definiva “nastro senza fine” (…) Diceva dei nastri senza fine: “Sono convinto che la loro efficacia stia in parte nel loro valore simbolico; essi sono modelli per la riflessione e la contemplazione”. La casualità è inquietante… e tu hai saputo cogliere l’armonia nella forma!

    Rispondi
    • Sergio
      Sergio dice:

      Ciao Sonia,
      e non lo sapevo… evidentemente il nostro Max Bill aveva ragione. La ‘casualità’ mi lusinga, e grazie per la dritta!
      A presto,
      Sergio

      Rispondi
  4. Salvatore Gigliotti
    Salvatore Gigliotti dice:

    Anche al mio paese, Carlopoli, le chiacchiere di carnevale si chiamano guanti. Da dove deriva questa denominazione? Grazie!

    Rispondi
    • Sergio
      Sergio dice:

      Salve,
      il termine Guanti per le chiacchiere di Carnevale è diffuso particolarmente nella zona del Matese, che io sappia, cioè tra Campania e Molise. La diffusione del termine, anche in Calabria, potrebbe derivare da infiltrazioni partenopee, forse.
      Grazie e a presto,
      Sergio

      Rispondi

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