Marc Augé

…se c’è una cosa che mi sembrò familiare […] fu sicuramente quell’impressione di sentirmi a mio agio in uno spazio indefinito, dove si osservano gli altri tanto più facilmente in quanto ci si sente altri noi stessi, come se bastasse diventare estranei a se stessi per trovare gli altri meno estranei.


Marc Augé è un antropologo e etnografo francese nato a Poitiers nel 1935. Considerato tra i maggiori africanisti di tutti i tempi, è diventato presto una figura di riferimento sia i suoi approfonditi studi sui nonluoghi e sulla surmodernità che per la sua prosa innovativa, con l’idea di superare le illusioni della globalizzazione per produrre nuove narrazioni ricorrendo addirittura alla fiction (etnofiction) mantenendo comunque una vocazione critica.

Nonluoghi fu un termine usato da Marc Augé per la prima volta nel 1991 per poi dare il titolo al libro pubblicato nell’anno successivo: Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità. Si tratta di una categoria semantica impiegata per tentare di decifrare le caratteristiche dell’epoca attuale, il ri-modellamento dello spazio e del tempo.

Per luogo, che è assieme un luogo antropologico, si deve intendere uno spazio fortemente simbolizzato e abitato da individui capaci di vivere e riconoscere punti di riferimento spaziali e temporali. Uno spazio fatto di relazioni sociali che riferisce la sua quotidianità al suo passato strutturandone così lo spazio.

Il nonluogo, invece, è quello spazio privato da queste caratteristiche relazionali, spazi di transito frequentati da individui che non s’incontrano e che hanno  in comune la semplice coesistenza (un esempio può essere un centro commerciale, e ancora un aeroporto o una stazione ferroviaria).

In una visione più ampia Marc Augé ha allargato il concetto di nonluogo anche agli spazi della comunicazione come la televisione, qui il telespettatore ha una falsa familiarità con quanto proiettato, ma anche dei nuovi media (come il computer e internet) che si presentano come il simbolo della società comunicativa e assieme procurano un’indifferenza estetica e sociale nei confronti dell’ambiente.

I nonluoghi sono dunque lo spazio della surmodernità, spazio abitato esclusivamente da individui (consumatori, passeggeri, telespettatori, ecc.) e caratterizzato dalla sovrabbondanza di avvenimenti, dalla sovrabbondanza spaziale e dall’individuazione dei riferimenti.

In altri termini si registra una sovrabbondanza di avvenimenti, un restringimento del pianeta con la conseguente moltiplicazione dei nonluoghi a seguito dello sviluppo dei mezzi di trasporto e di comunicazione, e un eccesso di ego giacché l’individuo si propone come unico interprete autoreferente delle informazioni ricevute.

Principali pubblicazioni di Marc Augé:

  • Poteri di vita, poteri di morte: introduzione a un’antropologia della repressione, 1977;
  • Simbolo, funzione, storia: gli interrogativi dell’antropologia, 1982;
  • Genio del Paganesimo, Torino, Bollati Boringhieri, 1982;
  • senso del male: antropologia, storia e sociologia della malattia, 1986;
  • Introduzione a una antropologia della surmodernità, 1996;
  • Il senso degli altri. Attualità dell’antropologia, 1994;
  • Storie del presente, 1997;
  • La guerra dei sogni: esercizi di etno-fiction, 1998 e 2005;
  • Disneyland e altri nonluoghi, 1999;
  • Dialogo di fine millennio: tra antropologia e modernità, 1997;
  • Finzioni di fine secolo. Che cosa succede, 2000;
  • Il dio oggetto, 2002;
  • Il senso del tempo, 2003;
  • Perché viviamo?, 2003;
  • Un etnologo nel metrò, Milano, Elèuthera, 2005;
  • L’antropologia del mondo contemporaneo, 2005;
  • Il mestiere dell’antropologo, 2007;
  • Tra i confini: città, luoghi, integrazioni, 2007;
  • Il bello della bicicletta, 2009;
  • Il metrò rivisitato, 2009;
  • Che fine ha fatto il futuro? dai nonluoghi al nontempo, 2009;
  • Per un’antropologia della mobilità, 2010;
  • Straniero a me stesso, 2011;
  • Diario di un senza fissa dimora, 2011;
  • Futuro, 2012;
  • L’antropologo e il mondo globale, 2013;
  • Il tempo senza età: la vecchiaia non esiste, 2014;
  • Un etnologo al Bistrot, 2015.

Ciao, sono Sergio Straface e sono un Antropologo. Mi occupo di ricerca etnografica e lavoro nel Marketing e nel Management dei Beni Culturali e del Territorio. Qui scrivo di tradizioni popolari e folklore – ricette e food – religiosità popolare – reportage – comunità storico-linguistiche calabresi – abbazie, chiese, conventi e santuari… insomma tutto quello che ha a che fare con l’universo etno-antropologico soprattutto in Calabria. Vai al Blog

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