Il giorno dei morti a San Demetrio Corone in Calabria
Il giorno dei morti a San Demetrio Corone, comunità Arbëreshë in provincia di Cosenza, è una singolare tradizione funeraria che si celebra annualmente il sabato che anticipa la domenica di Carnevale. Durante questo giorno, qui, pare che i defunti circolino nel paese e nelle case confondendosi con i vivi…
E l’uomo è restituito alla vita, mentre la presenza assillante del morto è trasformata in un’ombra protettrice (Ernesto de Martino).
Una breve introduzione
Storicamente, tutte le culture tradizionali hanno formulato complessi rituali che accompagnano l’ultimo ed estremo passaggio, la morte. Con simbologie culturali e ritualità spesso differenti, ma tutte tese a elaborare il lutto come un fatto individuale e insieme sociale e il funerale, in un certo senso, aiuta a produrre una memoria, una protezione, una separazione.
Bene, secondo la letteratura antropologica i riti che accompagnano la morte rientrano tra riti di passaggio. Cioè quei momenti ritualizzati che segnano il cambiamento di un individuo da uno status a un altro, o di una fase del ciclo di vita a quello successivo, o un avvenimento biologico. Momenti in genere gestiti socialmente mediante cerimonie o prove.
Ora, se storicamente le culture tradizionali hanno formulato complessi rituali per l’elaborazione del lutto, le stesse hanno elaborato diverse tradizioni e ritualità per la commemorazione annuale dei defunti. E a San Demetrio Corone, come sappiamo, durante questo giorno i defunti circolano nel paese e nelle case confondendosi con i vivi.
San Demetrio Corone
San Demetrio Corone (Shën Mitri in lingua Arbëreshë) è un piccolo borgo in provincia di Cosenza che sorge sulle colline dalla pianura di Sibari a ridosso della Sila Greca. E’ tra i centri culturali più importanti della comunità Albanese Italiana e, benché si tratti di un piccolo borgo (conta poco più di 3.000 abitanti), qui l’identità etnica Arbëreshë è dominante e ancora viva. Si conserva, infatti, la cultura e le bizzarre tradizioni, la lingua, il rito Bizantino e costumi coloratissimi.
San Demetrio Corone è sede del Collegio Italo-Albanese di Sant’Adriano (un importante organismo religioso e culturale per la conservazione del rito orientale, delle tradizioni e del patrimonio identitario Arbëreshë). Inoltre San Demetrio Corone diede i natali a Girolamo De Rada, padre della letteratura albanese moderna. E, per incalzare, questo grazioso paesino presilano custodisce uno degli edifici dei secoli XI-XII tra i più preziosi della Calabria: la Chiesa di Sant’Adriano.
Java e Shales
E ancora, durante la Java e Shales (la settimana delle Rosalie o anche la settimana dei morti) e precisamente il giorno dei morti a San Demetrio Corone è diffusa la credenza che i defunti escano dall’oltretomba per far visita nei luoghi dove sono vissuti. Un rito, fra l’altro, meravigliosamente descritto da Mario Bolognari nel suo Il banchetto degli invisibili.
Per essere ancora più precisi, durante la settimana dei morti a San Demetrio Corone pare che i defunti circolino nel paese e nelle case confondendosi con i vivi. E i Sandemetresi (in Arbëreshë Shënmitrotë) partecipano a questa settimana di festa con grande commozione.
Un inciso, la festa dei morti a San Demetrio Corone è una festa mobile del calendario liturgico bizantino. E il culto popolare si celebra annualmente il sabato che anticipa della domenica di Carnevale, esattamente quindici giorni prima dell’inizio della Quaresima.
Il giorno dei morti a San Demetrio Corone
Qui le cerimonie della Java e Shales durano un’intera settimana, da sabato a sabato. Quest’ultimo è un giorno di grande tristezza, un giorno che non dovrebbe mai arrivare. E’ il giorno in cui i defunti rientrano nei sepolcri. Un’antica espressione dice: Gjithë të shtunat ardhshin, jo e shun’ e shales, che sta per tutti i sabati vengano, mai il sabato del rientro nei sepolcri.
Accade allora che i due principali momenti rituali del giorno dei morti a San Demetrio Corone sono la processione al cimitero con il banchetto presso le tombe dei defunti e l’elevazione della Panaghia con la benedizione del grano bollito nelle case dei Sandemetresi.
Il banchetto dei morti a San Demetrio Corone
Il sabato del rientro dei defunti nei sepolcri, durante le prime ore della mattina, i Sandemetresi ripetono la processione che dalla Chiesa del centro storico conduce al cimitero. La processione è anticipata dalla croce nera, segue il Papàs e dietro i fedeli.
© Mario d’Alfonso – Festa dei Morti – San Demetrio Corone (CS)
Durante la processione i fedeli intonano il canto Tek jam i thell, Dove sono sprofondato. Un canto funebre in lingua Arbëreshë struggente sia per testo sia per melodia, intonato anche durante le lamentazioni funebri e in particolari occasioni cerimoniali.
Benché si tratti di una libera traduzione in arbrisht del salmo 129 del De Profundis per opera di Giulio Variboba 1724 – 1788, il canto è tramandato in via orale. Quella che segue è una registrazione su richiesta effettuata a San Demetrio Corone.
Prima dell’arrivo al cimitero, il corteo si ferma presso una stele eretta tra il 1930 – 1932 in memoria dei giovani soldati Sandemetresi caduti durante il primo conflitto mondiale. Segue la benedizione del Papàs e la deposizione di piccole pietre e fiori da parte dei fedeli.
© Mario d’Alfonso – Festa dei Morti – San Demetrio Corone (CS)
All’arrivo dei fedeli nel cimitero segue la celebrazione della messa nella chiesetta, il Papàs quindi benedice l’ossario e bussa 3 volte nella porta di ferro per salutare i defunti che sono dietro. A questo punto i parenti degli estinti si appartano presso le tombe dei propri cari. Segue il consumo rituale di cibi e bevande invitando chiunque passi a partecipare.
© Mario d’Alfonso – Festa dei Morti – San Demetrio Corone (CS)
I banchetti proseguono nelle case private e spesso anche nelle gjitonie. Quei luoghi circoscritti da poche case che si affacciano su una piazzetta dove, specialmente le donne, si riuniscono per svolgere le funzioni quotidiane.
Un inciso antropologico
El Dìa de los Muertos (il giorno dei Morti) è un rito messicano a cui ho avuto la fortuna di assistere e documentare, presso il Museo Nazionale preistorico etnografico “Luigi Pigorini” di Roma. Rito riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio culturale immateriale dell’umanità.
Si tratta di un rito messicano di origine mesoamericana. Tra l’altro particolarmente bello, celebrato per onorare i defunti l’1 e il 2 novembre in coincidenza con le celebrazioni cattoliche del giorno dell’Ognissanti e della Commemorazione dei defunti.
Secondo la tradizione messicana, El Dia de los Muertos (esattamente come il giorno dei morti a San Demetrio Corone) è il giorno in cui i defunti tornano dall’oltretomba per fare visita ai parenti e amici i quali. Per accoglierli, allestiscono altari domestici disponendo offerte con cibarie e oggetti come statuette, specchi, candele, recipienti, bottiglie di birra o alcolici, sigarette, sigari e un bicchiere d’acqua.
Qui pare che le offerte collocate sugli altari ricordano i quattro elementi della natura: la terra, l’aria, l’acqua e il fuoco.
Anche il rito de El Día de los Muertos termina con il consumo rituale del cibo e delle bevande offerte.
Il rito della Panaghia durante il giorno dei morti a San Demetrio Corone
L’altro momento rituale del giorno dei morti a San Demetrio Corone è il rito della Panaghia, la Tutta Santa. Così, terminato il banchetto dei defunti sulle tombe dei cari estinti e lasciato il cimitero, il corteo fa ritorno in paese e i fedeli rientrano nelle proprie case.
Il Papàs, quindi, si reca presso le case delle famiglie che nel corso dell’anno hanno subito la morte di un familiare. Qui il Papàs trova i familiari del defunto con parenti e amici intorno a un tavolo imbandito con vino, pane e ciotole con grano bollito sulle quali è posta una candela accesa. Su un altro tavolo, invece, sono esposte le fotografie degli estinti da commemorare.
Il Papàs procede nell’elevazione della Panaghia in onore degli estinti con vino, pane e grano bollito in ciotole con candela sovrapposta e spenta dopo aver recitato preghiere e salmi.
© Mario d’Alfonso – Festa dei Morti – San Demetrio Corone (CS)
Il Papàs, quindi, consegna il grano bollito con fette di pane ai fedeli che consumano i collivi in raccoglimento.
Leggi anche: Nota sul canto popolare di San Demetrio Corone, comunità arbëreshë in Calabria
Gli in-visibili…
Pare che l’uso rituale di consumare cibo in onore e insieme ai propri defunti sia una pratica diffusa presso numerose culture, evidentemente con le dovute differenze e specificità. A me pare che il giorno dei morti a San Demetrio Corone sia un rito connettivo. Un’antica usanza capace di riunire veramente, e almeno per un giorno, i Sandemetresi con i cari estinti, gli in-visibili nuovamente ri-uniti ai vivi, anche, attraverso il cibo.
Secondo alcuni mangiare tra le tombe è simbolo e segno di comunione tra i vivi e i morti. Secondo altri, invece, è un rito che serve in qualche modo a colmare la perdita e insieme trasmettere che la ricorrenza dei defunti non sia solo dolore. Può essere.
Così come può essere che questa tradizione funeraria consenta ai defunti di esistere simbolicamente e socialmente diventando realmente visibili, e i Sandemetresi con loro. In ogni modo i rituali del giorno dei morti a San Demetrio Corone sono di certo affascinanti e meritano delicatezza e attenzione.
A presto, Sergio.
Ps: si ringrazia l’amico reporter Mario d’Alfonso per aver gentilmente concesso le foto inerite nell’articolo. Tutte le immagini sul giorno dei morti a San Demetrio Corone sono tratte dal suo reportage Festa dei Morti – San Demetrio Corone (Cosenza).
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