Gli albanesi di Calabria: la Gjitonia Arbëreshë di Caraffa di Catanzaro

La Gjitonia Arbëreshë, il vicinato, è quell’unità fisica, sociale e simbolica delle comunità Arbëreshë. Luogo di trasmissione del sapere tradizionale, di incontri e di scambi di beni e prestazioni…

4 Minuti di lettura

Siamo a Caraffa di Catanzaro, Garrafë in lingua Arbëreshë. Un piccolo e particolare comune abitato oggi da poco meno di 2.000 residenti, ubicato nel tratto più stretto della Calabria, tra Catanzaro e Lamezia Terme, lì dove nelle giornate serene è possibile ammirare i due mari, lo Ionio e il Tirreno.

Stiamo parlando di un tratto particolarmente bello della Calabria. Interessante anche per la sua dimensione strategica capace sin da epoche molto remote di attrarre l’attenzione di popolazioni che scelsero questi luoghi per costruire i propri insediamenti.

I luoghi

Per citarne solo alcuni: Catanzaro, il capoluogo di regione abitato sin dal Neolitico, o Tiriolo, anch’esso abitato già del periodo del Neolitico e pare fondato dagli Ateniesi e conquistato intorno al 500 a.C. dai Bruzi (popolazione di stirpe indoeuropea). Una curiosità, a Tiriolo nel 1640 fu scoperto il Senatus Consultum de Bacchanalibus datato 186 a.C. Si tratta di una tavoletta di bronzo recante il divieto di tenere baccanali oggi conservata al Kunsthistorisches Museum di Vienna.

E ancora, Squillace che secondo la leggenda fu fondata da Ulisse e che nel 485 circa diede i natali al grande Cassiodoro, politico, letterato e storico romano. Fondatore del Vivarium considerato la prima Università in Occidente, un monastero luogo di cultura con l’obiettivo della copiatura, la conservazione, la scrittura e lo studio di testi classici.

Si potrebbe continuare praticamente all’infinito e allora, per fare un salto temporale, Maida, scenario della famosa battaglia del 4 luglio 1806 tra Francesi e Inglesi. In quel tempo le truppe Napoleoniche stavano per invadere la Calabria e completare l’occupazione del Regno di Napoli così gli Inglesi, temendo l’invasione della Sicilia, fecero sbarcare un corpo di spedizione di circa 5.000 uomini.

La Waterloo Calabrese fu una battaglia spettacolare con oltre 10.000 uomini schierati su due fronti, pare 5.000 soldati Inglesi e 6.000 Francesi. Nonché l’impiego dell’artiglieria navale della flotta inglese che fece la differenza per l’esito della battaglia determinando una svolta storica nell’impiego di armi pesanti nelle successive battaglie.

Ma ritorniamo a Caraffa di Catanzaro e alla Gjitonia Arbëreshë

La Gjitonia Arbëreshë di Caraffa di Catanzaro

Gjitoni è più che parente.

E’ giusto anticipare che la Gjitonia Arbëreshë, il vicinato, è quell’unità fisica, sociale e simbolica risultato, anche, delle particolarità urbanistiche e architettoniche degli insediamenti abitativi delle comunità Albanesi.

La Gjitonia Arbëreshë è infatti quel luogo circoscritto da poche case che si affacciano su una piazzetta dove, specialmente le donne, sedute su gradoni in genere murati, si riuniscono per svolgere le funzioni quotidiane, permettendosi anche qualche pettegolezzo. Qui architettura e antropologia s’incontrano quasi per esaltarsi.

La Gjitonia Arbëreshë di Caraffa di Catanzaro

“Lavori femminili nella Gjitonia” Archivio fotografico di Giulio Peta © – Biblioteca del Centro di Cultura Permanente U.N.L.A. di Caraffa

E ancora, i Gjitoni (i vicini) pare si aiutino sia nello svolgere le attività produttive che in caso di esigenze scambiandosi, soprattutto in passato, anche prodotti alimentari, come prestarsi il pane. Instaurando così importanti e duraturi vincoli di solidarietà.

Così, come nelle altre comunità Albanesi, la Gjitonia Arbëreshë di Caraffa di Catanzaro è un luogo particolarmente importante per la comunità. Qui esiste e persiste ancora un antico detto popolare, fra l’altro decisamente diffuso, che restituisce l’essenza della Gjitonia Arbëreshë: Gjitoni è più che parente, il vicino è più intimo di un parente.

Franco Fileni, compianto professore di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, con evidente sapienza e sensibilità identificava la Gjitonia Arbëreshë come locus della cultura Arbëreshë. Perché è esattamente nella Gjitonia Arbëreshë che viene trasmesso il patrimonio orale da una generazione all’altra. E sempre nella Gjitonia Arbëreshë avvengono scambi di beni e di prestazioni secondo il valore d’uso.

Gli Arbëreshë di Caraffa di Catanzaro

Caraffa di Catanzaro ricorda il cognome della famiglia Carafa. Duchi di Nocera a cui gli Albanesi che qui decisero di insediarsi dedicarono il nome del villaggio probabilmente in segno di gratitudine per la concessione dei terreni.

A quanto pare, autorevoli storici sostengono che Caraffa di Catanzaro sia uno tra i primi insediamenti Albanesi d’Italia. Fondato intorno al 1448 in seguito di un’imponente ondata migratoria di milizie albanesi venuti in Italia al seguito di Demetrio Reres, e dei due figli Basilio e Giorgio.

Demetrio Reres, per l’aiuto prestato al Re di Napoli Alfonso D’Aragona, fu nominato governatore della provincia di Reggio Calabria e le sue milizie pare diedero origine a diversi paesi attorno a Catanzaro. Esattamente come Caraffa di Catanzaro.

Si ricordano anche Andali, Arietta, Carfizzi, Gizzeria, Marcedusa, Pallagorio, S. Nicola Dell’Alto, Vena di Maida e Zangarona, tutti comuni di chiare origini e identità Arbëreshë.

Leggi anche: Dolci tipici della tradizione calabrese: i mostaccioli di Soriano Calabro

Per concludere

Come scrive Franco Fileni nel suo Analogico e digitale:

Attualmente tutto ciò che è stato descritto si va disfacendo piano piano. Le strutture dei paesi stanno cambiando. L’emigrazione impoverisce le superstiti Gjitonie, che si stanno indirizzando sempre più verso il luogo in cui giacciono le vestigia del passato: la memoria.

E’ evidente che oggi le cose pare siano diverse dal passato, in ogni modo la Gjitonia Arbëreshë rimane quell’unità fisica, sociale e simbolica delle comunità Arbëreshë. Luogo ancora di trasmissione del sapere tradizionale, di incontri e di tanto in tanto di scambi sociali.

A presto, Sergio.

Ps: si ringrazia gli amici Giulio Peta e Francesco Graziano.


Ciao
, sono Sergio Straface e sono un Antropologo. Mi occupo di ricerca etnografica e lavoro nel Marketing e nel Management dei Beni Culturali e del Territorio. Qui scrivo di tradizioni popolari e folklore – ricette e food – religiosità popolare – reportage – comunità storico-linguistiche calabresi – abbazie, chiese, conventi e santuari… insomma tutto quello che ha a che fare con l’universo etno-antropologico soprattutto in Calabria. 
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2 commenti
  1. NIcola Donato
    NIcola Donato dice:

    Ti ringrazio per le notizie.
    Sono un nativo di Caraffa, trapiantato in Piemonte e er la prima vlta apprendo della bataglia tra inglesii e francesi nei preei di Maida.
    Dove posso trivare altre notizie ?
    Ciao e grazie!

    Rispondi
    • Sergio
      Sergio dice:

      Gentile Nicola,
      grazie per avermi letto e condiviso. Per quanto la battaglia di Maida puoi trovare tanto su internet, magari facendo una ricerca sommaria su google. In verità, nonostante non sia da noi particolarmente conosciuta e in un certo senso apprezzata, la battaglia di Maida si rivelò di estrema importanza storica e con innovazioni strategico-militari di assoluto interesse (considera che, per esempio, il nome di un intero quartiere di Londra ricorda esattamente questo evento, il Maida Vale) e se ne sono occupati diversi storici. Tra questi ti segnalo il libro di Salvatore Moschella dal titolo Anatomia di una disfatta. La battaglia di Maida del 4 luglio 1806 che puoi trovare su questo link. Se poi ti capita di fare un salto a Catanzaro, ti consiglio di visitare il Museo Storico Militare Brigata Catanzaro, tra l’altro ospitato presso un edificio storico del bellissimo Parco della Biodiversità Mediterranea. Qui un’intera sala è dedicata all’approfondimento di questa battaglia, con un interessante diorama che con un colpo d’occhio fa capire di cosa stiamo parlando.
      Grazie ancora e a presto, Sergio.

      Rispondi

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