I riti della settimana santa in Calabria: i Battenti di Verbicaro
I Battenti di Verbicaro in provincia di Cosenza, un antico rito di flagellazione che si ripete ogni anno la notte del giovedì santo…
Il mondo condiviso con gli altri diventa l’unico mondo possibile… (R. Cipriani).
Una premessa necessaria
Rivoluzione viene dal latino revolutiònem da revolùtus, il participio passato di revòlvere, che sta per volgere indietro, ritornare, voltare, ri-volgere.
Per esempio, il moto rivoluzionario di un pianeta è il suo perpetuo ritorno al punto di partenza. Rivoluzione sta, però, anche per sollevazione di popolo per sconvolgere l’ordine precostituito. In questo caso il suffisso ri equivale a re, che sta per contro, in opposizione.
Bene, niente di più rivoluzionario della tradizione, e questo perché ogni tradizione agisce in un qui e in un ora. E’ esattamente in questo qui e in questo ora che è agito e agisce l’atto rivoluzionario di una tradizione come quella dei Battenti di Verbicaro.
E allora, il qui dei Battenti di Verbicaro è Verbicaro appunto, un piccolo paese di circa 3.000 abitanti in provincia di Cosenza in Calabria nel territorio conosciuto anche come Riviera dei cedri. L’ora è il giovedì santo, quello che precede la Pasqua.
Ma in questa ri-evoluzione c’è anche un cosa: un rito di flagellazione che ha come elemento centrale il sangue. E questo perché la notte del giovedì santo i Battenti di Verbicaro (Vattienti in dialetto locale) percuotono ripetutamente le loro gambe sui sagrati delle Chiese del paese così come in altri luoghi simbolici con un cardo o cardillo. Un pezzo di sughero nel quale sono conficcati alcuni pezzi di vetro acuminato.
I Battenti di Verbicaro: un fatto rivoluzionario. Breve pillola storica
Quello dei Battenti di Verbicaro è un fatto rivoluzionario, un fatto rivoluzionario che trae dal sangue linfa vitale per una tradizione che si rinnova di anno in anno.
Una tradizione che per il visitatore curioso si traduce in un’esperienza mistica, catartica. Perché mistica e catartica è l’atmosfera carica di una riservata e coinvolgente spiritualità che proietta il tempo e lo spazio in una dimensione iper-reale.
Ora, se l’atto rivoluzionare consegue da un desiderio, che è magari quello di immaginare almeno un’altra vita, l’immaginazione qui ha sconfinato nell’incredibile.
L’immaginazione qui ha sconfinato nell’incredibile esattamente perché il rito dei Battenti di Verbicaro è una pratica incredibilmente potente, organica. Probabilmente l’unica pratica rituale desiderata e immaginata della comunità per recuperare quella possibilità irrinunciabile. E stiamo parlando di una pratica addirittura rivitalizzata da un bizzarro evento storico.
Cosi…
Così, correva l’anno 1983 e il 20 febbraio il Vescovo Lauro in una lettera pastorale invitava la comunità verbicarese ad abbandonare la pratica penitenziaria. E questo perché il Signore, ve lo dico con piena consapevolezza, non vuole questi atti di degradazione umana […] Queste manifestazioni che sanno di paganesimo non si devono favorire.
Ma prima ancora, e precisamente nella seconda metà del secolo scorso, pare che questo rito di flagellazione stesse pian piano interrompendosi per riprendere negli anni ’80 proprio a seguito di quella lettera. Seppur con passaggi rituali diversi.
In effetti, negli stessi anni ’80, si racconta di un intervento dei Carabinieri chiesto dalle autorità ecclesiastiche. Intervento che impedì l’ingresso dei Vattienti nelle Chiese così come la tradizione Verbicarese voleva.
E allora, se l’atto rivoluzionario va contro, è sempre in opposizione a un’imposizione, il rito dei Battenti di Verbicaro è un atto rivoluzionario esattamente perché quella lettera pastorale pare favorì la ripresa dell’antico rito di flagellazione. Un rito che coinvolge e assieme sconvolge, un rito che divide e assieme unisce.
Il Giovedì santo di Verbicaro
Così dagli anni ‘80, come ancora oggi accade, i Battenti di Verbicaro la notte del giovedì santo si battono lasciando impronte insanguinate sulla cornice dei potali delle Chiese e pozze di sangue sulle scalinate come segno del loro passaggio.
Interdizione, però, violata alla fine del rito. Quando i Vattienti sono accolti nella Chiesa di San Giuseppe dal suono ipnotico dalle traccole azionate da penitenti incappucciati che interrompono le nenie funebri intonate dalle anziane donne.
E allora, nella Chiesa di San Giuseppe i Vattienti, ormai ripuliti dal sangue e in abiti civili, raggiungono l’altare lanciando continui baci in direzione del sacramento. Per poi abbandonare definitivamente la Chiesa uscendo senza mai voltare le spalle.
Ma ritorniamo al pomeriggio, perché il complesso impianto rituale del giovedì santo verbicarese inizia del tardo pomeriggio. Esattamente quando intravediamo alcune donne che in processione si recano nella Chiesa Santa Maria del Piano sorreggendo sul capo ceste di pane.
La benedizione del pane
Qui il pane, dalla forma circolare e con foro centrale, è disposto sulla mensa dell’altare e su piattini di metallo. Dopo aver disposto il pane, le donne iniziano a girare intorno alla mensa disponendo monete nel centro dei pani lasciando echeggiare nella Chiesa un sonoro suono metallico.
Segue il rito religioso della Messa in Coena Domini con la lavanda dei piedi e la conseguente distribuzione del pane benedetto consumato dai fedeli all’interno della Chiesa.
A questo punto le donne escono dalla Chiesa riportando a casa il pane benedetto, segue la visita ai sepolcri allestiti nelle Chiese del paese con l’intonazione di antiche e suggestive nenie funebri.
Intanto noi cogliamo l’occasione della pausa per visitare il centro storico di Verbicaro intrattenendoci con altri ricercatori e con la gente del luogo.
Il rito dei Battenti di Verbicaro
Si sa, per la buona riuscita di un’esperienza etnografica, fra le altre cose, ci vuole una buona dose di fortuna e quella sera, per noi, la fortuna aveva un nome: Antonio. La fortuna si chiamava Antonio perché fu lui a guidarci nel posto giusto al momento giusto: nel catuoio dal quale usciranno i Vattienti.
Qui il padrone di casa ci offre vino in abbondanza prima per poi gentilmente invitarci a sedere per condividere l’abbondante cena rituale a base di salumi, formaggi e l’ottimo agnello con patate.
E ancora, la fortuna fu grande quella sera perché, a nostra insaputa e senza che nulla trapelasse, sedavamo assieme ad alcuni Vattienti.
I Vattienti
Nel corso della cena diversi commensali vanno via mentre altri occupano i posti vacanti. Intanto il catuoio comincia ad affollarsi così, finito il cibo e levato il grande tavolo e le sedie, entrano i Vattienti.
Sono scalzi, hanno le braccia conserte all’altezza del ventre, in mano nascondono il cardillo e indossano pantaloncini e t-shirt rossi, in testa hanno un fazzoletto annodato dietro la nuca anch’esso di colore rosso.
A questo punto i Vattienti si dispongono in cerchio, stringono il cardillo tra i denti, si lanciano qualche occhiata, chinano la testa e iniziano a schiaffeggiarsi le gambe. Intanto gli anziani versano del vino sulle loro gambe.
Dopo rapidi saltelli sulle punte dei piedi i Vattienti baciano il cardillo che sarà anch’esso bagnato con il vino e, dopo aver fatto il segno della croce, lo battono ripetutamente su cosce e polpacci fino a provocare l’uscita del sangue.
L’itinerario rituale
Da questo momento i Battenti di Verbicaro riportano il cardillo tra i denti e, disposti in fila e con le braccia conserte (questa volta all’altezza del petto) iniziano l’itinerario rituale muovendosi rapidamente per le vie del paese per far tappa presso le nicchie e i sagrati delle Chiese.
Giunti sul sagrato delle Chiese i Vattienti si dispongono in coppia, inginocchiati o in piedi mostrano il cardillo e si battono lasciando scorrere il sangue. Quindi, riportano il cardillo tra i denti, le braccia nuovamente conserte all’altezza del petto e, senza volgere le spalle all’altare, dopo aver lanciato qualche bacio, riprendono rapidamente il percorso.
Al termine del terzo giro rituale i Vattienti si recano al lavatoio pubblico per ripulirsi dal loro sangue, e infine fare finalmente ingresso nella Chiesa di San Giuseppe in abiti civili annunciati dal suono delle traccole.
A questo punto crediamo che il giovedì santo verbicarese sia compiuto con il rito dei Vattienti, ma così non è. Così non è perché il ciclo rituale prosegue con la processione dei Misteri. Processione che prende il via alle 3.00 circa del mattino dalla Chiesa di San Giuseppe per rientrarvi dopo le 8.00.
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La processione dei Misteri di Verbicaro
Secondo alcuni la processione dei Misteri pare sia successiva al rito dei Battenti di Verbicaro altri, invece, ritengono che questi due momenti facciano pensare ai cicli rituali di tipo penitenziale tramandati fino ad oggi dal Medioevo in occasione della Settimana Santa.
Comunque sia, si tratta di una delle processioni più alternative, curiose e lente a cui abbia partecipato. Processione anticipata dalla recita degli angioletti che si esibiscono sull’altare e sul sagrato della Chiesa esibendosi in versi rimati.
Gli angioletti sono bambini che indossano una veste di raso lucido di colore azzurro o bianco, una coppia di ali di cartone sulle spalle e una parrucca dai capelli dorati ricoperta da un velo bianco.
Quindi prende il via la processione con in intesta i penitenti incappucciati che portano una bandiera rossa, i simboli della passione e suonano traccole, la trombetta e un tamburo.
I penitenti anticipano il cristo che sorregge la croce. Seguono le vare dei misteri portate a spalla. Di seguito i fedeli che seguono la processione intonando nenie funebri alcuni portando sul capo cinte votive.
Una Pasqua diversa
Ovunque nel mondo cattolico il giovedì santo è il giorno della Messa in Coena Domini, si tratta della rievocazione dell’ultima cena con la lavanda dei piedi, simbolo di ospitalità nel mondo antico. In questa Messa non c’è congedo e l’assemblea dei fedeli si scioglie in silenzio.
E allora il giovedì santo di Verbicaro, quindi la benedizione e la condivisione del pane, il rito dei Vattienti anticipato dalla cena nel catuoio e la conseguente processione dei Misteri è un’esperienza decisamente da fare.
E’ un’esperienza decisamente da fare anche perché stiamo parlando di un ciclo rituale tra i più suggestivi e mistici di tutta l’area mediterranea (in qualche modo simile al rito dei battenti della vicina Nocera Terinese). Un giovedì santo che prepara e anticipa una Pasqua diversa.
A presto, Sergio.
Molto interessante, soprattutto gli eventi collaterali al vattiente: i canti e la musica, i pani rituali…
Esatto Sonia, si tratta di un rituale molto complesso e ricco con un’atmosfera incredibilmente fuori dal tempo.
Grazie e a presto,
Sergio
Io ci sono stata ed è davvero commovente,i fedeli con molta devozione partecipano ai riti sacri.
Salve,
si è un rito molto partecipato che regala molteplici emozioni. La ringrazio per l’attenzione.
A presto,
Sergio