Il curioso caso della pizza Carmelitana del quartiere Gagliano di Catanzaro
La Pizza Carmelitana dello storico quartiere Gagliano di Catanzaro è una particolare e gustosa pizza così chiamata perché dedicata al Priore della congrega del Carmine…
Gagliano…
Gagliano, da Oppidum Galliani, la città costruita dai romani fortificata e priva di un confine sacro, è uno storico quartiere di Catanzaro che si trova nella parte nord della città abitato, pare, sin dalla preistoria. Quartiere che si è sviluppato intorno le 4 Chiese dedicate al Rosario, a Santa Maria Assunta in Cielo, a San Salvatore e a San Biagio. Nei rispettivi rioni detti in dialetto locale Mandaranu, U Timpuna, U Goniu e Gutteddhi.
Oggi le due principali feste che si celebrano a Gagliano sono quelle della Madonna del Rosario (la prima settimana di ottobre) e quella della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo (in agosto). Entrambe estite dalle locali congreghe del Rosario e del Carmelo.
E ancora, si racconta che qui in passato la religiosità popolare era caratterizzata da una forte competizione fra i congregati, competizione che poteva addirittura degenerare in zuffe.
In ogni modo la competizione tra i Rosaristi e Carmelitani era e continua a essere vissuta dai congregati con estrema devozione e rispetto. E può capitare che la creatività generi prodotti aggreganti, capaci di marcare e assieme ridurre le differenze, esattamente come per la pizza Carmelitana.
La pizza Carmelitana
La pizza Carmelitana è frutto di pura improvvisazione. Degustando la pizza Carmelitana è possibile assaporare, anche, la creatività e la passione di un particolare pizzaiolo desideroso di far sperimentare un gusto nuovo ai propri clienti e amici, più qualcos’altro.
Ma prima ancora, ogni piatto nasconde aneddoti e saperi che conferiscono gusti in-visibili, quei sapori che permettono di esaltare il boccone connettendolo al suo valore simbolico. E’ come dire, aiutare le papille gustative a percepire l’eleganza di quel sapore.
E allora, una sera, insieme ad amici mi ritrovai a cenare in una pizzeria di Gagliano. Qui, dopo aver terminato le nostre pizze e durante le piacevoli chiacchiere davanti un boccale di birra il pizzaiolo, su proposta di uno degli amici Gaglianesi, portò al tavolo una grossa pizza. Una pizza sociale, tagliata a spicchi e presentata su una curiosa teglia: la pizza Carmelitana.
Una pizza altra…
La pizza Carmelitana potrebbe sembrare una pizza pressoché normale, ma così non è. Così non è perché ho avuto il piacere e la fortuna di mangiare la pizza a Napoli, e nelle pizzerie storiche, lì dove la pizza non è normale ma diventa di diritto il termine di paragone per tutte le altre pizze. E’ così anche per la pizza Carmelitana.
Un inciso, la cosa incredibile di queste scoperte è che s’incontra sempre gente generosa nei racconti e incuriosita dalla tua curiosità. Quella stessa curiosità che ti spinge a porre qualche domanda per aggiungere qualcosa di più a quanto immaginavi di sapere.
E così, terminata la pizza e a fine serata, il pizzaiolo ha deciso di raccontarmi la storia della pizza Carmelitana.
La storia della pizza Carmelitana
La pizza Carmelitana nasce scherzosamente, quasi per gioco, precisamente una notte di diversi anni fa, quando il pizzaiolo si trovava in compagnia de u Priure do’ armine nella sua pizzeria. Per diletto e per rendere omaggio al Priore, il pizzaiolo impastò una pizza mastodontica e allora il Priore, assaggiandola e deliziandosi, così si pronunciò La chiameremo pizza armelitana.
Tornando indietro, il nostro pizzaiolo possedeva una teglia di alluminio e tutta buchi buchi, teglia che proveniva dal Canada e donatagli da un compaesano emigrato e ritornato durante un’occasione festiva.
La teglia della pizza Carmelitana si presenta come una teglia circolare, bucherellata e concava con i bordi lievemente elevati rispetto alla base centrale più bassa.
Nella sua versione originaria, in Canada, questa teglia era ed è usata per riscaldare le pizze nella vendita take away. I buchi consentono di ricevere una doppia cottura su entrambe le superfici, ottimizzando così i tempi di cottura.
Il pizzaiolo di Gagliano, invece, quella sera la sperimentò come base per la pizza, stendendovi sopra l’impasto lievitato farcendolo con ingredienti locali (quelli che alcuni chiamano a Km0), quindi infornandola.
Se la devozione dei congregati spesso produce elementi capaci di marcare differenze e rafforzare la relazione identitaria, gli stessi elementi a volte possono tradursi in occasioni aggreganti e anche di svago con qualche punta di provocazione.
Il nostro pizzaiolo, infatti, dopo i primi assaggi e successi ha osato inserire la pizza Carmelitana nel suo menù:
…vengono tutti a mangiare la pizza Carmelitana, anche i Rosaristi. Siccome la congrega del Carmine fu commissariata i Rosaristi la chiamano pizza Commissariata. Dicono: “Me la fai una commissariata?” E io: “Sempre Carmelitana è” (Picicio).
Da ridere e sorridere.
E allora…
Recandosi a Gagliano e possibile, anche, trovarsi di fronte una pizza con una circonferenza maggiore rispetto alla classica piazza Napoletana. E ovviamente farcita con prodotti rigorosamente locali. Bene, quella è la pizza Carmelitana.
Quella è la pizza Carmelitana esattamente perché è una pizza che è possibile degustare solo nell’antico borgo di Gagliano, e non stiamo parlando di una pizza normale. Stiamo parlando di una pizza che ha una data di nascita, un nome e una storia dove ognuno ha il suo ruolo, un segreto e una curiosità.
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Il segreto e la curiosità della pizza Carmelitana
Il segreto della pizza Carmelitana è la teglia. Quell’oggetto di confine (Bowker e Susan Leigh Star) che nonostante appartenga a diverse comunità riesce a soddisfare requisiti informativi di ciascuna di esse, giacché capace di adattarsi ai bisogni e ai vincoli locali dei diversi soggetti che la usano. La curiosità è che a volte le tradizioni nascono per gioco, per scherzo, magari inaspettatamente.
Allora si propongono almeno due possibili alternative. La prima è che la pizza Carmelitana verrà patrimonializzata dalla comunità di Gagliano diventando elemento identitario in cui riconoscere valori comunitari. La seconda è che la pizza Carmelitana rimarrà semplice ricetta culinaria, buona da mangiare, ma fuori dai processi di patrimonializzazione e quindi non acquisita come tradizione.
Ma in fin dei conti chi se ne frega, la pizza Carmelitana è buona da mangiare e con una storia buona da ri-pensare e raccontare.
A presto, Sergio.
Ps: si ringrazia il Picicio.
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