Il frutto dell’albero più bello: il cedro di Calabria
Il cedro di Calabria, il frutto dell’albero più bello che cresce nella Riviera dei cedri impiegato, anche, nella cucina tradizionale come ingrediente principe di numerose ricette locali…
Traiettorie del Cedro
Un noto antropologo, Arjun Appadurai, in un suo recente saggio ci ricorda che sono le storie a creare le geografie e non viceversa, e questo perché ogni geografia è prodotta storicamente. E ancora, questa produzione comprende un lavoro d’immaginazione. Cioè quello che gli esseri umani svolgono per migliorare il loro orizzonte di possibilità e accrescere ricchezza e sicurezza.
Bene, in questo lavoro d’immaginazione alcune storie hanno caratterizzato e trovato luoghi evidentemente più fortunati di altri, più fertili, più accoglienti. Esattamente come la Riviera dei cedri (la costa tirrenica cosentina che va da Tortora a Cetraro), qui nasce e cresce il cedro di Calabria appunto.
Per essere precisi il cedro non è un semplice frutto ma un capolavoro della natura e la sua storia, pare, abbia origini divine. Secondo la tradizione ebraica si tratta del frutto dell’albero più bello, un frutto profumatissimo ed eterno che per tutto l’anno non lascia il suo ramo. Esattamente come le altre piante che popolavano il giardino d’Eden. Insomma il cedro è, anche, un frutto paradisiaco.
E allora, se la tradizione ebraica celebra il cedro come un frutto paradisiaco ne consegue che la Riviera dei cedri è il paradiso degli Ebrei. Anche perché la quasi totalità della produzione nazionale di cedro viene da qui e, neanche a dirlo, qui nasce e cresce la varietà migliore, il Liscio Diamante di Calabria, e precisamente a Santa Maria del Cedro.
Una curiosità, l’attuale Santa Maria del Cedro fu fondata nel XVII secolo come casale a quel tempo conosciuto come Cipollina, che dovrebbe significare al di qua del Pollino. Per diventare comune autonomo nel 1948 mantenendo lo stesso nome. Nel 1955 sarà Santa Maria e infine, nel 1968, Santa Maria del Cedro proprio per la presenza delle colture di cedro.
Brevissima storia del Cedro di Calabria
Attualmente, pare che il 98% della produzione nazionale di cedro provenga proprio dalla Riviera dei cedri in Calabria, produzione per lo più destinata all’esportazione con qualche impiego nella cucina tradizionale locale. In verità, però, il Cedro di Calabria pare non sia una pianta autoctona e le sue origini ancora spiazzano studiosi e storici.
Si tratta di origini non ben delineate che tracciano un’unica traiettoria, una traiettoria segnata da curiose rotte che dal lontano oriente puntano al mediterraneo per giungere finalmente in Calabria. Precisamente nell’omonima Riviera. Qui il cedro, come un suo lontano cugino (il bergamotto), ha trovato un microclima ideale e condizioni favorevoli per nascere e crescere nella sua varietà migliore.
E allora, alcuni studiosi sostengono che il cedro sia apparso per la prima volta in Cina, altri in India, altri ancora in Persia. In ogni modo di certo il cedro era un albero già conosciuto ai tempi degli Egizi (circa 4.000 anni fa) di seguito legandosi indissolubilmente alla tradizione ebraica fin dai tempi della schiavitù. E pare che gli Ebrei lo importarono nei luoghi della successiva diaspora.
In verità altri studiosi ritengono che il cedro sia arrivato nell’area Mediterranea dall’Estremo Oriente per opera delle truppe di Alessandro Magno intorno al III secolo a.C. Comunque sia andata, le numerose rotte del frutto dell’albero più bello tracciano una sola traiettoria, quella della Riviera dei cedri, vedi pure il paradiso degli ebrei.
Qui la storia di quest’albero ha creato una nuova geografia, e assieme ha influenzato la storia del luogo ispirando nuove storie, trovando ospitalità non troppo lontano dal mare per dipingere di verde intere vallate e fiumare.
La Riviera dei cedri: il paradiso degli Ebrei
Per proseguire con la citazione di Arjun Appadurai, il lavoro d’immaginazione è quello che gli esseri umani svolgono, anche, mentre lottano per aumentare le loro possibilità di sopravvivenza.
Così, sul finire del periodo estivo i Rabbini delle diverse comunità ebraiche, con i loro payot o boccoli laterali giungono a Santa Maria del Cedro per raccogliere personalmente i frutti dell’albero più bello. Frutti da impiegare durante la festa del Sukkoth. La festa delle Capanne celebrata durante la prima metà di Ottobre, e in particolare per preparare il lulav da adoperare durante le preghiere.
Dopo la raccolta, ogni singolo frutto viene attentamente ispezionato. Questo perché la tradizione ebraica prescrive che il frutto sia immacolato, senza macchie, dalla forma conica. Deve conservare il peduncolo e soprattutto deve essere di una pianta non innestata e preferibilmente al quarto anno di produzione.
A scelta conclusa i cedri di Calabria vengono impacchettati singolarmente per essere spediti presso le comunità, pare che alcuni siano pagati addirittura oltre 10€.
Per la festa del Sukkoth
Durante la festa del Sukkoth (festa che commemora l’attraversamento del deserto per raggiungere Israele) gli ebrei usano costruire capanne e preparare il lulav. Il lulav è formato da un ramo di palma, due rami di salice e tre di mirto, infine un cedro è posto sulla sua base e impugnato per essere agitato in diverse direzioni.
Una curiosità, la palma produce i frutti ma non emana alcun profumo. Il mirto è una pianta profumata ma non produce frutti. Il salice non produce frutti e non emana alcun profumo. Solo il cedro di Calabria, infine, contiene entrambe le caratteristiche e soprattutto la pianta produce un frutto profumatissimo.
E allora il lulav dovrebbe simboleggiare la varietà delle caratteristiche presenti nell’uomo così, mettere insieme i quattro tipi di vegetazione significa unire la diversità nella prospettiva dell’unità.
Leggi anche: Il bergamotto: l’oro verde della Calabria
Altri usi tradizionali del Cedro di Calabria
Il cedro è una pianta sempreverde e il suo frutto è particolarmente bello, dalla forma oblunga, ed evidentemente grande giacché può raggiungere pezzature che superano abbondantemente il chilo.
Bene, oltre al suo uso rituale durante la festa del Sukkoth e nell’industria farmaceutica e cosmetica, il cedro di Calabria è qui riccamente usato in cucina per aromatizzare diverse ricette locali.
Per esempio, la buccia di cedro tagliata in piccoli tocchi assieme a uva passa, contenuti in un fagottino di foglie di cedro, legate con fili di ginestra e cotti al forno a legna è il segreto di un dolce tipico locale: i panicelli di uva passa e cedro.
Si tratta di un’autentica sciccheria. Ma questo è un altro discorso anche perché la preparazione tradizionale dei Panicelli d’uva prevede una tecnica raffinatissima e complessa oggi impiegata da poche anziane.
Inoltre…
Inoltre, per via del suo intenso e gradevole aroma, le scorze di questo frutto vengono fatte macerare nell’alcool per estrarre il famoso infuso di cedro. Un ottimo liquore consumato in tutte le case della Riviera e offerto anche agli ospiti come bicchierino.
E ancora, la buccia del cedro di Calabria viene usata nella pasticceria locale come aroma per creme. Come gusto per marmellate e granite, per guarnire carne o pesce e addirittura per ottenere l’olio extra vergine di oliva aromatizzato al cedro.
Insomma anche il cedro, così come numerosi altri prodotti, è un frutto che questa terra ha saputo ospitare. E’ un frutto valorizzato dalle genti di Calabria e che ha saputo alimentare nuove tradizioni e storie incredibilmente belle. Storie che hanno creato nuove geografie, più qualcos’altro.
A presto, Sergio.
Ps: la foto è stata gentilmente concessa dal gruppo Facebook Santa Maria del Cedro Calabria Italy.
Tanta roba, in Calabria…
E già, talmente tanta da farci divertire…
Bell’articolo come sempre Sergio… condiviso con piacere!
Come sempre grazie Pasquale, e ovviamente al prossimo!