Il Museo Civico di Rende sezione folklorica “R. Lombardi Satriani”

La sezione folklorica intitolata a “Raffaele Lombardi Satriani” del Museo Civico di Rende, in provincia di Cosenza in Calabria, espone una collezione di oltre 3.000 oggetti che si traducono in uno stimolo culturale capace di condurre il visitatore in un complesso percorso dentro il tempo.

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Breve pillola storica

Rende è un comune dell’area urbana di Cosenza con oltre 35.000 abitanti e un centro storico posizionato su una delle colline della valle del Crati. Centro storico particolarmente suggestivo e ricco di monumenti e chiese di assoluto interesse storico-artistico.

Pare che l’origine di Rende sia molto remota e da ricondurre al popolo degli Enotrii (XV secolo a.C.), popolo di pastori sudditi del principe dell’Arcadia Enotro. Sbarcati in Calabria diedero avvio alla colonizzazione greca succedendo agli Itali fondando prima Acheruntia e di seguito Aruntia o Arintha (Rende appunto), era il 520 a.C. E questa è la storia ufficiale.

Esiste infatti un’altra storia. Una storia fatta di indizi e di curiosità: gli indizi portano alla tesi della nascita delle civiltà meridionali per sviluppo autoctono e non per migrazioni. Una delle curiosità, invece, ci parla degli Itali (da qui Italia!). Una civiltà autoctona ancora più antica e stanziata nel territorio delle attuali province di Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio Calabria.

Quindi

Al di là dagli indizi e dalle curiosità, la storia di Rende è molto antica e affascinante. Tra l’altro già considerata dai Barbari e dai Romani come luogo di eccezionale interesse strategico per l’accesso nell’estremo mezzogiorno d’Italia.

Per fare un esempio, da qui passava la romana via Popilia (detta anche Via Capua-Regium o Via Annia) costruita nel 132 a.C. Strada che, staccandosi dalla via Appia, da Capua attraversava la valle del Crati per arrivare fino all’attuale Reggio Calabria.

E ancora, per via della sua posizione strategica Rende, così come tutta la valle del Crati, subì o beneficiò (dipende dai punti di vista) del passaggio di diverse le popolazioni che nelle diverse epoche storiche arrivarono in Calabria.

E allora, da Annibale ai Romani con le guerre puniche passando dai Visigoti. Dai Bizantini ai Longobardi, i Saraceni e di seguito i Normanni, poi gli Svevi, gli Angioini e infine gli Aragonesi. E ancora i Francesi e i Borbone per chiudere il cerchio nel 1860 quando i rendesi insorsero per acclamare Vittorio Emanuele II re d’Italia.

La sezione folklorica “R. Lombardi Satriani”

Il Museo Civico di Rende sezione folklorica “R. Lombardi Satriani” nasce invece nel 1980, l’anno della sua fondazione. Quando fu scelto come sede l’antico e splendido Palazzo Zagarese (dal nome della famiglia proprietaria del palazzo), palazzo edificato, pare, nel 1695.

La sezione folklorica “R. Lombardi Satriani” del Museo Civico di Rende è ospitata nelle sale del primo piano nell’ala destra del palazzo, dove si accede per mezzo di un ingresso a scalinata che arricchiscono l’affascinante chiostro.

Le 9 sale del museo espongono manufatti della cultura contadina e delle tradizioni popolari della Calabria settentrionale. Quella di tradizione latina un tempo detta Citra o Citeriore (territorio che corrisponde alle attuali provincie di Cosenza e Crotone) che si contrappone alla Calabria di tradizione greca detta Ultra o Ulteriore (da Catanzaro in giù).

Principali sezioni del museo:

  • minoranze etniche con gli Italo-Albanesi e gli Zingari;
  • architettura popolare con la casa e gli interni della casa contadina;
  • interni con i sistemi d’illuminazione, le fonti di calore e l’approvvigionamento idrico;
  • interni con la cucina e l’alimentazione;
  • abbigliamento con i costumi popolari;
  • attività domestiche con la filatura, la tessitura, la ricamo e le attività produttive come l’agricoltura e lapastorizia;
  • artigianato come l’oreficeria;
  • vita religiosa, la vita sociale e gli li strumenti di musica popolare;
  • emigrazione con i Calabresi in Canada.

Le collezioni

Al di là dell’apparente banalità delle collezioni, apparente banalità perché ci si può chiedere quale sia oggi l’efficacia prospettica di un Museo di Arti e Tradizioni popolari, stiamo parlando di un museo che espone autentiche opere d’arte popolare di eccezionale e incredibile manifattura.

Museo Civico di Rende sezione folklorica “R. Lombardi Satriani”

Si tratta di opere che esprimono la raffinata vocazione estetica e simbolica delle cosiddette classi subalterne di quest’area della Calabria. Anche perché sono manufatti che avevano, e in molti casi ancora oggi hanno, un efficace valore d’uso. E il linguaggio museografico è pressoché perfetto.

Quello della sezione folklorica del Museo civico di Rende è un linguaggio capace di eludere quel meccanismo di sacralizzazione degli oggetti, che conferiscono un ruolo di feticcio enfatizzandone il mero pregio estetico (ammesso che sia riconosciuto), assieme quel valore di rarità che in genere ne tradisce l’autentico significato.

Qui, a partire dal suo ingresso, il visitatore è accompagnato in un processo conoscitivo emozionale per via di semplici e assieme raffinate soluzioni museografiche con percorsi ad ambientazione. Oggetti esposti in vetrine e su pedane.

E ancora, l’itinerario di visita è arricchito da schede e supporti didattici. Schede e supporti che fanno da corredo alle dettagliate collezioni, con criteri comunicativi concepiti come strumento attivo di cultura, per favorire un legame creativo e costante tra il visitatore e le testimonianze culturali esposte. Così gli oggetti risultano sin subito familiari.

Parliamo di luoghi e di oggetti simbolo della vita di un tempo. Dal focolare domestico alla stanza da letto, dalle botteghe artigiane ai laboratori tessili, dagli utensili di uso quotidiano alle suppellettili magico religiose. E ancora, dalla musica popolare ai giochi.

Museo Civico di Rende sezione folklorica “R. Lombardi Satriani”

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Una visita pericolosa

Certo, se vogliamo possiamo ancora chiederci quale sia oggi l’efficacia prospettica di un Museo Demo-etno-antropologico o di arti e tradizioni popolari. Quale sia il suo valore pedagogico e addirittura possiamo interrogarci su quale sia la sua efficacia in termini di volano per l’economia locale. Ammesso che l’abbia.

Di certo oggi possiamo ribaltare vecchi costumi ormai obsoleti a partire dalla terminologia, semplicemente perché non stiamo parlando di prospettiva ma di una necessità, di un’esigenza. Che è assieme un’opportunità. Un’auspicabile opportunità.

Termini e prospettive come conservazione e valorizzazione nell’ambito della tradizione e nei processi di patrimonializzazione del sapere, pare abbiano perso ormai il loro ruolo seduttivo. Ammesso che l’abbiano mai avuto.

E allora, visitare la sezione folklorica del Museo civico di Rende è pericoloso. Un pericolo che bisogna comunque correre.

E’ pericoloso perché significa sollecitare un virtuoso incontro con oggetti che propongono un lifestyle necessario. Ed è pericoloso esattamente perché si rischia di stimolare il recupero di quella memoria capace di dialogare con la realtà del presente con pensieri, emozioni, immagini. E magari idee nuove e repertori inediti.

Museo Civico di Rende sezione folklorica “R. Lombardi Satriani”

E ancora…

Per finire, il Museo civico di Rende è articolato in due sezioni. Oltre alla sezione folklorica è presente anche la pinacoteca, intitolata ad Achille Capizzano e divisa in due sezioni (antica e contemporanea).

Tra le opere antiche si ricorda La Madonna della Purità di Dirck Hendricksz; il Sinite parvulos venire ad me del grande Mattia Preti; La Santissima Trinità di Giuseppe Pascaletti. 2 bozzetti di Francesco Solimena raffigurantiLe virtù. Nella sezione contemporanea, invece, sono esposte opere di Achille Capizzano, De Chirico, Carrà, Sironi, Viani, Greco, Guttuso, Balla e Levi.

A presto, Sergio.


Ciao, sono Sergio Straface e sono un Antropologo. Mi occupo di ricerca etnografica e lavoro nel Marketing e nel Management dei Beni Culturali e del Territorio. Qui scrivo di tradizioni popolari e folklore – ricette e food – religiosità popolare – reportage – comunità storico-linguistiche calabresi – abbazie, chiese, conventi e santuari… insomma tutto quello che ha a che fare con l’universo etno-antropologico soprattutto in Calabria. Vai al Blog

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