La Domenica delle Palme e il rito delle Pupazze di Bova
La domenica delle Palme, il simbolo della Pasqua e il rito delle Pupazze di Bova, capitale culturale dell’area grecanica in provincia di Reggio Calabria…
La domenica delle Palme
La domenica delle Palme nel calendario liturgico cattolico è la celebrazione che ricorre la domenica che precede il giorno della Pasqua dando inizio alla Settimana Santa.
E allora, la domenica delle Palme, la Chiesa Cattolica ricorda il trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme in sella a un asino, esattamente così come ricorda l’evangelista Giovanni. In quel giorno una gran folla che era venuta per la festa. Udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui. Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto: Ecco il tuo re viene seduto sopra un puledro d’asina (Giovanni 12,12-15).
Breve nota sul simbolo della palma
Con la domenica delle Palme inizia la Settimana Santa che culmina con la Pasqua. La Pasqua è l’unica festa mobile del calendario liturgico cattolico e può cadere tra il 22 Marzo e il 25 Aprile. Quindi la prima domenica dopo il plenilunio di primavera in prossimità dell’equinozio di Primavera.
In questo periodo dell’anno prende avvio la bella stagione, il periodo della luce. Periodo in cui finalmente le ore del giorno pareggiano quelle della notte per lentamente superarle. In effetti, i riti della Settimana Santa e della Pasqua presentano importanti analogie con antichi riti. Antichi riti che esaltavano la rinascita della natura, la fecondità, il felice ritorno della natura e della vita. Ma ritorniamo alla domenica delle Palme…
In passato durante la domenica delle Palme si usava iniziare le pulizie domestiche di primavera e le donne si liberavano dagli oggetti che non erano più funzionanti e fuori stagione. Nei campi, invece, in diversi luoghi la domenica delle Palme coincideva con la potatura dell’ulivo. Tradotto poi dalla Chiesa Cattolica come simbolo di pace.
Il processo di latinizzazione di antichi culti
E’ evidente che la religione Cattolica nel secolare processo di latinizzazione si è sovrapposta a qualche tradizione pagana. Per esempio la palma, assieme all’ulivo simbolo della domenica delle Palme, indica l’anno solare in quanto mette una foglia al mese.
Quest’albero è connesso ai riti di rinascita egizia che nel culto della dea Iside usavano raffigurarla con una palma in mano. I popoli dell’Asia Minore invece usavano le foglie di palma da dattero per rituali funebri. I greci, infine, presentavano i vincitori dei Giochi Olimpici con una corona di rami d’ulivo e di palma come augurio di buona salute e longevità.
Apuleio (170 d.C.) nel testo L’asino d’oro narra la nascita iniziatica di Lucio dinanzi al simulacro di Iside vestito di dodici veli e una corona di foglie di palma. Lo stesso Apuleio allude al simbolo della palma che nelle processioni dei mistici figuranti gli Dei scuotevano una palma nel guidare le anime.
E ancora, nella tradizione cattolica romana la palma del martirio è il simbolo del Cristianesimo. Molti Santi, infatti, sono raffigurati con il ramo di palma come simbolo di bellezza, fertilità, martirio, ascendenza ed emblema della vittoria.
La domenica delle palme, alcune tradizioni
Di certo la domenica delle Palme è un giorno di gioia e di festa, anche per i bambini. Ricordo che da piccolo camminavo con gli amici per sfoggiare palme intrecciate e qualche rametto di ulivo per poi innalzarli al cielo al momento della benedizione del sacerdote. Per altri, invece, diventa un’ottima occasione per arrotondare lo stipendio, per vendere sacchetti con palme e rami di ulivo magari realizzati la sera precedente nell’intimità delle proprie case e in compagnia dei propri pensieri.
Per ritornare alla tradizione, generalmente i fedeli portano i rametti di ulivo e di palma in Chiesa per assistere alla benedizione del sacerdote per poi scambiarli con parenti e amici e conservarli in casa, magari quali simboli propiziatori.
In Italia non c’è città, paese, borgo in cui la domenica delle Palme non si rinnovi il rito cattolico della tradizionale benedizione delle Palme e in alcuni di questi il rito assume caratteri un po’ più bizzarri.
Savelli
Per esempio a Savelli, piccolo borgo Calabrese nel cuore della Sila in provincia di Crotone, per parafrasare l’antropologo Vito Teti e il suo Il senso dei luoghi. Memoria e storia dei paesi abbandonati la Domenica delle Palme è una festa di gioia ma soprattutto di dolore, di pianto, di ricordo.
Qui, dopo la benedizione delle palme e degli ulivi, i fedeli si avviano in direzione del cimitero per recarsi silenziosamente verso le tombe dei loro cari. A Savelli, oltre ad essere la domenica delle Palme, è questo il giorno della commemorazione del terribile terremoto del 27 marzo 1638 (vigilia delle palme).Terremoto dell’undicesimo grado della scala Mercalli.
In quest’occasione, fino a qualche decennio fa, era ancora possibile osservare anziane donne vestite di nero piangere, toccarsi il petto, alzare le braccia e riprendere antiche nenie… il pianto rituale.
Caltanissetta
E ancora a Caltanissetta in Sicilia, la sera delle domenica delle Palme si rinnova l’antico rito della processione di Gesù Nazareno Benedicente o processione della Barca. Tradizione voluta e gestita dai contadini del luogo.
In antichità la processione vedeva i contadini portare a spalla la figura di un Cristo morto su di un’urna composta da fiori. Fin quando nel 1869, per volere del barone Vincenzo di Figlia di Granara, fu portata in processione una statua del Cristo Benedicente su un trono fatto di fiori. Per poi assumere, infine, l’aspetto con cui si conosce oggi con la statua del Cristo Benedicente posta su una barca infiorata.
Durante la processione il simulacro è anticipato da due file di bambini con palme benedette e tipiche lanterne nelle mani, seguono i membri dell’Associazione Gesù Nazareno che portano i bilannuna (grossi ceri). La processione termina di fronte l’ingresso della chiesa di Sant’Agata con la maschiata, fuochi d’artificio. A simboleggiare la vittoria della luce sul buio, del bene sul male (fonte acinews.it).
Bordighera
A Bordighera, in provincia di Imperia in Liguria, la domenica delle Palme è caratterizzata dall’intreccio di palme, i parmureli, pare di fattura barocca.
In un primo tempo si dedicarono all’intreccio delle palme le suore benedettine camaldolesi. In seguito al loro graduale abbandono, quest’attività fu ripresa da molti artigiani che mantennero quasi inalterato lo stile per produrre nuove figure rappresentative.
Si narra che nell’anno 1586, quando il Papa Sisto V decise di erigere in Piazza San Pietro l’obelisco egiziano dedicato da Caligola ad Augusto e Tiberio, le funi di sollevamento erano prossime al punto di rottura. Il capitano marittimo Giovanni Bresca, però, con un urlo suggerì di bagnare le corde permettendo così l’assestamento dell’obelisco.
Il Papa quindi conferì al Bresca e alla sua progenie il privilegio di fornire ogni anno al Vaticano le palme per la commemorazione della domenica delle Palme. Da allora le famiglie egli artigiani di Bordighera hanno onorato questo privilegio (fonte compagniadellapalma.eu).
Il rito delle Pupazze o Persefoni di Bova
Ma ritorniamo a noi. E allora Bova, Chòra tu Vùa nella sua denominazione in lingua grecanica, la capitale culturale della Bovesìa, l’area grecanica in provincia di Reggio Calabria nel Parco nazionale dell’Aspromonte. E quello delle Pupazze o Persefoni è un antico riturale che si celebra ogni anno la domenica delle Palme in questo caratteristico borgo.
Qui la processione delle Pupazze o Persefoni è anticipata dalla creazione di figure antropomorfe femminili. Figure realizzate con foglie di ulivo intrecciate, gli stecchi in dialetto locale, applicate sulle stiddhe, cioè supporti di canne selvatiche infine decorate con nastri colorati, merletti, rami di mimosa, fiori. Frutta e primizie di stagione come olive, fave, bergamotto, mandarini e ancora Musulupe, particolarissime forme di formaggio realizzate con stampi a figura antropomorfa.
Per parafrasare l’antropologa Alfonsina Bellio nel suo All’ombra delle pupazze in fiore. Antropologia di un rito nella Calabria grecanica, queste figure antropomorfe femminili che ricordano il mito greco di Persephone e Demetra. Sono probabilmente legate ad antichi riti e miti precristiani di stampo magno-greco collegati al ciclo delle stagioni. E, a seguito della presenza bizantina e della successiva latinizzazione, venne adattata alle esigenze e ai tempi della liturgia cristiana della domenica delle Palme.
La processione
Non si conoscono fonti storiche certe né testimonianze o attestazioni scritte sull’origine delle Pupazze, non sono comunque da escludere legami con la venerazione preistorica della Dea Madre. Così come testimoniano ritrovamenti archeologici nel territorio di Bova Marina anche del neolitico.
In ogni modo le Pupazze sono portate in processione a partire della Chiesa dello Spirito Santo in un percorso che si snoda lungo le vie del paese per giungere al sagrato della Chiesa di San Leo, protettore di Bova.
La messa è celebrata nella Cattedrale di Bova, la Concattedrale della Madonna dell’Isodia dove il Sacerdote procede nella benedizione delle Pupazze.
Al termine della messa le Pupazze trasportate sulla piazza del paese vengono smembrate in piccoli pezzi e distribuite ai fedeli. Fedeli che le conserveranno fino all’anno successivo per impiegarle a scopi devozionali e anche propiziatori.
In inciso
Pare che nel passato le Pupazze fossero costruite dagli uomini, in genere al termine della giornata lavorativa. Erano gli uomini a portarle in processione dando luogo a una sorta di competizione per esibire orgogliosamente la propria Pupazza e stabilire chi riusciva a realizzarla meglio. Questo per creatività del costruttore e anche per la disponibilità di primizie.
Attualmente alla loro preparazione partecipano numerose persone, soprattutto giovani e di entrambi i sessi, ai quali gli anziani impartiscono le nozioni necessarie per la loro realizzazione.
Leggi anche: Il borgo di Bova, tra i più belli d’Italia
Auspicabili bizzarrie
Il valore dei riti e delle rappresentazioni della domenica delle Palme su un piano sia simbolico sia estetico ricopre un importante significato nella nostra tradizione e nelle nostre consuetudini. Superano il semplice desiderio o passione per l’esotico, per il lontano, per il diverso.
Per molti con la domenica delle Palme si ricorda il trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme per alcuni, invece, anche qualcos’altro.
In ogni modo, il rito delle Pupazze di Bova con la processione la mattina della domenica delle Palme è di certo una di quelle bizzarrie. Un patrimonio ereditato bello da vedere e a cui partecipare curiosamente, che trae origini da un passato misterioso e che continua a rinnovarsi con la partecipazione spontanea di tutta la comunità.
A presto, Sergio.
Ps: le foto della processione del Gesù Nazzareno e della processione al Vaticano con i parmuleri sono tratte da google immagini. La foto della benedizione delle palme di Savelli è stata gentilmente concessa da Gino Grande. Le foto delle Pupazze sono state gentilmente concesse dal Comune di Bova.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!