La Naca di Catanzaro, antico rito della tradizione di Pasqua

Il rito della Naca di Catanzaro, l’antica rappresentazione sacra del venerdì santo che si snoda ogni anno tra le vie e le piazze del capoluogo regionale Calabrese…

7 Minuti di lettura

Ci sono quattro confraternite, delle quali fanno parte tutti i cittadini, che gareggiano pazzamente in feste arredi luminarie, spendendo gran denari che andrebbero meglio adoperati in opere civili. Ma che volete? I nostri padri, vivendo muti e disgraziati senza libertà politica, non avevano altro legame comune che la religione. Però fondarono queste confraternite dove avevano una certa libertà, e voto, e magistrati, ed uguaglianza, e potere di legge più che di uomini, e associazione di mutuo soccorso… (Luigi Settembrini – 1870).

Catanzaro

Catanzaro è l’attuale capoluogo della Regione Calabria e storico capoluogo dell’antica provincia di Calabria Ultra, nel territorio conosciuto anche come Costa degli aranci. E ancora, città che si affaccia sul golfo di Squillace, città dei tre colli, dei due mari, delle tre V Catanzaro. Inoltre Catanzaro, è una città particolarmente bella, ricca di contraddizioni e, anche, la città della Naca.

La Naca di Catanzaro è di certo il momento più importante della vita religiosa cittadina. E’ un intreccio tra festa e teatro, religiosità e pietà popolare, liturgia e folklore. Il tempo dell’evento è quello della primavera, la stagione del risveglio della natura, precisamente il venerdì che precede la Pasqua.

La Naca di Catanzaro esprime un fenomeno complesso che riferisce sfumature e angolazioni riflessive affascinanti e assieme significative. Ma prima ancora, la Naca di Catanzaro pare sia una rappresentazione sacra della passione di Cristo. Con la processione drammatica del simulacro del Cristo morto (la Naca appunto), la culla dove riposa il Cristo celato da un velo e custodito da 4 puttini.

La sacra rappresentazione

Nella sua forma primitiva in epoca medioevale la sacra rappresentazione pare nasca all’interno delle Chiese, con l’intento e assieme la necessità di raffigurare con scene sacre i testi religiosi dei vangeli con valore didascalico. In particolare per i fedeli che non conoscevano il latino.

Un inciso, fu solo dopo il Concilio Vaticano II (nell’anno del Signore 1965) che i sacerdoti poterono celebrare messa nelle lingue nazionali e non in latino, lingua ufficiale dello Stato del Vaticano. In effetti, ancora oggi molti anziani ricordano la locuzione latina ite missa est. La formula di congedo con cui si concludeva la messa, e i fedeli rispondevano Deo gratias.

Per ritornare alla sacra rappresentazione, evidentemente presto divenne una pratica comune capace di attirare la curiosità dei fedeli, che di seguito vi parteciparono come attori.

Un altro inciso. La prima grande sacra rappresentazione avvenuta in Italia (trasformatasi da subito in tradizione), che ha visto l’intervento di figuranti nell’atto di mettere in scena un episodio sacro, pare sia stata il presepe vivente. Presepe vivente organizzato da San Francesco d’Assisi nel 1223 a Greccio.

Le lauda drammatica

Presto arrivarono le lauda drammatica, probabilmente vero antenato delle nostre attuali sacre rappresentazioni che traeva origine dalla ballata profana. Si trattava di un vero e proprio spettacolo teatrale con attori, costumi e musiche.

La Naca di Catanzaro

Nelle lauda drammatica comparivano per la prima volta i personaggi del vangelo come Gesù, la Madonna e San Giovanni l’apostolo. Con un forte coinvolgimento della pietas popolare. In altri termini il popolo partecipava attivamente alle sacre rappresentazioni.

Di seguito a rappresentare le laude nacquero prima le Fraternite e poi Confraternite, composte anche da laici, e da queste i Laudesi, i Battuti e i Disciplinati.

A partire dalla fine del 1300 gli spazi delle Chiese divennero risultare troppo piccoli per inscenare le sacre rappresentazioni. Si pensò bene a costruire veri palcoscenici nei sagrati davanti le Chiese.

E ancora

Dobbiamo immaginare queste originarie sacre rappresentazioni come vere opere teatrali e con il susseguirsi di singole scene. Qui gli attori recitavano la loro parte davanti al pubblico, grossomodo come avviene ancora oggi durante il rito cattolico della lavanda dei piedi.

E’ facile intuire che le sacre rappresentazioni rispettassero pedissequamente il calendario liturgico inscenando i momenti dominanti della vita di Cristo come la natività e la passione.

Per terminare questa breve parentesi storica, bisogna aggiungere che le Confraternite si diffusero notevolmente proprio sul finire del medioevo. Le cui attività di culto, però, furono però confinate dal Clero in posizioni marginali, relegate prevalentemente in funzioni esterne quali le processioni e le sacre rappresentazioni appunto.

La Naca di Catanzaro

La Naca di Catanzaro

E’ questo lo scenario dove inizia l’osservazione su e con la Naca di Catanzaro. Ed è magari da inquadrare in questa cornice storica, semantica e in un certo senso anche politica l’affermarsi delle sacre rappresentazioni così come si sono tramandate fino ai nostri giorni. Così come la Naca di Catanzaro, forse.

La Naca di Catanzaro

Per la verità le notizie sulla nascita della Naca di Catanzaro sono incerte, e comunque discordano tra di loro è sono poco chiare. Molti ritengono che la nascita della Naca di Catanzaro si perda nella notte dei tempi. Altri nel 1600. Altri ancora la situano nel medioevo. Infine, c’è chi la colloca durante il periodo della dominazione Spagnola di Catanzaro.

C’è chi addirittura ricorda i baccanali celebrati dal 15 al 27 marzo ai piedi del monte Tiriolo poi vietati da Roma. In coincidenza dell’inizio della primavera per festeggiare Attis, che rappresentava la vegetazione che rinasce.

Al momento non dispongo d’informazioni certe e concrete circa la nascita della Naca di Catanzaro. Un dettaglio, però, pare piuttosto auspicabile: la Naca di Catanzaro potrebbe essere prima di tutto una sacra rappresentazione. Una sacra rappresentazione che ebbe una forte caratterizzazione nel basso medioevo e successive trasformazioni e aggiustamenti nel corso dei secoli.

La Naca di Catanzaro

Analogie

Le analogie con la sacra rappresentazione sono piuttosto evidenti. Il palcoscenico, oggi, è la città con le sue piazze e le sue vie. Mentre l’apparato storico e i personaggi tipici della manifestazione catanzarese appartengono alle quattro principali Chiese cittadine con le relative Confraternite e oratori.

E ancora, sfilano i gonfaloni delle confraternite ed è portato in processione l’ombrellone e il tintinnabolo, simboli che appartengono alla Basilica dell’Immacolata. La Naca. La statua della Madonna Addolorata e quella di San Giovanni. Seguono i 4 Gesù con la croce e i ladroni. I centurioni romani e i flagellatori. La banda musicale. Il clero. Le autorità e in ultimo la cittadinanza, spettatore curioso e rispettoso di questa manifestazione.

C’è da dire che fino a un passato non troppo lontano, precisamente fino al 1937, a Catanzaro vi erano 4 processioni, ogni confraternita aveva la sua. Quindi quella dell’Immacolata, del Rosario, del Carmine e di San Giovanni. Ogni processione usciva dalla propria Chiesa e in tempi diversi.

I giorni che anticipavano il venerdì santo le 4 Confraternite si contendevano la Croce Nera, la più importante, che era aggiudicata con l’incanto a chi offriva più beni o denari.

La Naca di Catanzaro

Il 1937

Le sfilate della Naca si traducevano quindi in vere e proprie competizioni, in gare che erano anche occasione di sfoggio di bellezza e ricchezza. Forse, però, quest’orizzonte semantico religioso veniva spesso sconfinato, e magari si dava luogo a qualche lite o grave disordine.

Fu quindi il Monsignor Fiorentini che a partire dal 1937 ordinò lo svolgimento di una sola processione, affidata a turno a una delle Confraternite religiose cittadine più antiche. Quindi quella del Carmine, di San Giovanni, del Rosario e dell’Immacolata.

La Naca di Catanzaro oggi

Oggi aprono la processione della Naca di Catanzaro i novizi delle Confraternite, seguono le sette lance che rappresentano le sette spade del cuore di Maria Addolorata. Durante la sfilata, i confratelli delle 4 Confraternite indossano il saio e la mantellina dai colori coordinati con quelle delle rispettive croci.

La statua del Cristo morto (la Naca di Catanzaro) è portata a spalla dai Vigili del Fuoco, dietro la Naca sfila la statua della Madonna Addolorata e di San Giovanni.

La Naca di Catanzaro

La Naca di Catanzaro, la culla dove riposa il Cristo, è ornata da un drappo di raso e seta, fiori, lumi e angioletti di cartapesta che portano i simboli della Passione. Come il calice, i chiodi e il martello, alle spalle è posta una grande croce illuminata.

La Naca di Catanzaro

Leggi anche: I riti della settimana santa in Calabria: la Naca di Davoli

E allora…

Il corteo è preceduto dal gonfalone e dall’ombrellone con i colori della Chiesa da cui esce la Naca. Seguono Gesù e i Confratelli che prima portavano la Croce a turno ai quali si sono sostituiti altri uomini che hanno da sciogliere un voto. Quindi i due ladroni, i centurioni romani e il flagellatore.

Così la Naca di Catanzaro, dopo aver seguito l’itinerario rituale per le vie e le piazze cittadine, termina con il rientro nella Chiesa da cui era uscita.

A presto, Sergio.

Ps: per approfondire la Naca di Cantanzaro, con divertenti e curiosi aneddoti, consiglio la lettura il libro di Silvestro Bressi: Una volta a Catanzaro. Raccolta di tradizioni popolari.


Ciao, sono Sergio Straface e sono un Antropologo. Mi occupo di ricerca etnografica e lavoro nel Marketing e nel Management dei Beni Culturali e del Territorio. Qui scrivo di tradizioni popolari e folklore – ricette e food – religiosità popolare – reportage – comunità storico-linguistiche calabresi – abbazie, chiese, conventi e santuari… insomma tutto quello che ha a che fare con l’universo etno-antropologico soprattutto in Calabria. Vai al Blog

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *