La straordinaria storia delle Reali Ferriere e Officine Borboniche di Mongiana
Le Reali Ferriere e Officine Borboniche di Mongiana, in provincia di Vibo Valentia in Calabria, il più importante e ardito polo siderurgico del Regno. Con la produzione di componenti costruttivi metallici per ponti, delle rotaie del primo tronco ferroviario Italiano, del famoso fucile Mongiana e tante altre eccellenze oggi divenuto Museo…
Sienteme bbuono
chiammame cu’ o nomme mio nun tengo ggenio ‘e pazzia’
se pazzea cu’a panza chiena ‘a mia è vacanta ‘a verità
tu me hai purta’ rispetto si me vide
tenimmo ‘e stessi nonni nun me cride chi songo…
…e si nun saje ca è ‘a casa mia ca è accumminciata ‘a storia
rinfriscate ‘a memoria (Almamegretta – Black Athena).
Storie
Ci sono storie che in pochi conoscono e ancora meno raccontano, e allora, come si direbbe a Napoli, rinfriscate ‘a memoria…
Per capire questa storia è bello anticipare qualche dettaglio, perché stiamo parlando di uno dei più grandi poli siderurgici del 1700 e 1800, con miniere e fabbriche che rifornirono tutta l’Europa. E ancora, fu questo un luogo capace di attrarre forza lavoro con maestranze che in poco tempo divennero altamente specializzate.
Stiamo parlando di un polo siderurgico tra i più all’avanguardia in quell’epoca e, incredibile ma vero, questo polo siderurgico sorgeva in Calabria.
E allora, per proseguire con i dettagli, alcune candele. Un casato reale tipo i Borbone, un decreto a tutela del patrimonio boschivo, unico al tempo. I componenti costruttivi metallici del ponte Real Ferdinando sul Garigliano e del ponte Maria Cristina. Le rotaie del primo tronco ferroviario Italiano, il Napoli-Portici. Un fucile, il Mongiana e… e tante, tantissime eccellenze e primati assoluti per quel tempo.
Qualche primato
Per ricordare qualche primato, anzi qualche numero (come precisa Vincenzo Falcone nel suo Le Ferriere di Mongiana. Un’occasione mancata) un 8 e un 10. 8 sono le ore lavorative giornaliere in miniera, 10 in fonderia. Stiamo parlando di alcuni primati assoluti, roba che gli operai degli altri poli siderurgici europei neanche immaginavano, forse e magari li sognavano.
E ancora… lavoro femminile e sfruttamento di quello minorile neanche a parlarne. Un altro numero? 1768, che sta per correva l’anno. Sta per correva l’anno perché è esattamente da quell’anno che inizia la storia. La storia del più importante e ardito polo siderurgico della Calabria, le Reali Ferriere e Officine Borboniche di Mongiana.
L’inizio e la fine delle Reali Ferriere e Officine Borboniche di Mongiana
Correva l’anno 1768 quando arrivò in Calabria tale Mario Gioffredo. Architetto e urbanista considerato il Vitruvio Napoletano, con l’incarico di modernizzare il vecchio polo siderurgico dalle Regie Ferriere di Stilo. E così fu.
Mario Gioffredo individuò come luoghi per ospitare il nascente complesso siderurgico esattamente nei pressi dell’attuale Mongiana, luoghi ameni ricchi di boschi e di acque. E qui, in poco meno di 2 anni, fu costruito il primo complesso siderurgico che iniziò a produrre sin da subito.
Per capire di cosa stiamo parlando, nel corso degli anni, e a seguito della realizzazione e degli sviluppi degli stabilimenti metallurgici, si costituì un villaggio di oltre mille abitanti che divenne comune autonomo con un regio decreto, era il 1852. Anche così nascono le città.
Ps: oggi Mongiana conta circa 780 abitanti, nell’area naturalistica del Parco regionale delle Serre.
Però, in questa storia c’è un altro correva l’anno, il 1874, e anche un giorno e un mese, il 25 maggio, mentre il luogo questa volta è Catanzaro. Il 25 maggio 1874 è la data in cui si celebrò a Catanzaro il pubblico incanto per la vendita degli stabilimenti. Finiva così la straordinaria storia delle Reali Ferriere e Officine Borboniche di Mongiana.
E allora…
E allora, così come ogni storia straordinaria è segnata da un atto di fondazione eccezionale, vedi pure il Vitruvio Napoletano, capita che nel suo epilogo ci sia qualcosa di romantico.
Per tentare di vedere in una foto in bianco e nero questo epilogo, romantico e assieme estetico, dobbiamo immaginare il banco di un banditore e alcune candele accese.
Questa è l’esatta immagine che dobbiamo immaginare (è l’immagine che ci suggerisce Brunello de Stefano Manno nel suo Le Reali Ferriere ed Officine di Mongiana). Perché in quei tempi era d’uso accendere sul banco del banditore alcune candele che servivano a comunicare agli interessati all’acquisto il tempo di durata dell’asta, e presentare così offerte al rialzo nel tempo della loro estinzione.
Una curiosità, l’asta fu aggiudicata dall’onorevole Achille Fazzari di Stalettì di Catanzaro (che giocava più o meno in casa) e l’atto di vendita datato 11 febbraio 1876 segna, di fatto, la chiusura delle Reali Ferriere e Officine Borboniche di Mongiana.
Un’altra curiosità, l’Acciaieria di Terni fu fondata il 10 marzo 1884 e parrebbe che le maestranze di Mongiana si trasferirono, o meglio emigrarono, proprio a Terni. Ma questa è un’altra storia, una delle tragiche storie della Calabria post-unitaria.
Il polo siderurgico calabrese: le Reali Ferriere e Officine Borboniche di Mongiana
Ma ritorniamo al 1768, al Vitruvio Napoletano e ai luoghi ameni ricchi di boschi e di acque di Mongiana, alle miniere di Pazzano, alle attività di fusione e alla produzione di manufatti sia a uso bellico che civile delle Reali Ferriere e Officine Borboniche di Mongiana.
In verità, è giusto ricordare che il ferro delle miniere calabresi di Pazzano era conosciuto già dai tempi della Magna Grecia, ferro usato per costruire utensili e armi, e anche per coniare monete. Da allora prima i Romani e poi i Bizantini proseguirono lo sfruttamento di queste miniere. Mentre i Normanni intensificarono e specializzarono le attività estrattive e di fusione, in particolare con Carlo V d’Asburgo.
La storia della Calabria è bella, unica e affascinante anche per questi particolari. Una terra di frontiera dove ognuno ha contribuito lasciando tracce evidenti del suo passaggio, ma questi sono dettagli. Chiamiamoli dettagli perché quello che accadde a Mongiana in poco più di un secolo, dal 1768 al 1874 (esattamente 106 anni ), fu qualcosa di magico.
Pare che nella vita di ogni luogo ci sia un appuntamento con la storia, e quello di Mongiana è stato segnato dalla nascita delle Reali Ferriere e Officine Borboniche di Mongiana appunto.
Magia
La magia si realizzò a Mongiana, anche, grazie alla presenza di boschi e di torrenti (elementi che in verità caratterizzano l’intera regione Calabrese), così come di minerali ferrosi. Tre elementi naturali che suggerirono a Mario Gioffredo di localizzare qui le nuove Ferriere del Regno.
Il legno per lo più di faggio, trasformato in carbone, avrebbe prodotto il calore necessario per la fusione del ferro mentre le acque l’energia per alimentare gli altiforni e le ruote idrauliche.
Per capire l’attenzione e la rilevanza strategica di questi luoghi i Borbone, e in particolare Re Ferdinando IV nel 1773, emanarono un decreto a tutela del patrimonio boschivo. Il Decreto Salvaboschi detto anche Decreto Pro Mongiana.
Con questo decreto furono introdotti i cicli di taglio a quarantesimo, in altri termini era concesso abbattere l’albero più vecchio tra i quaranta circostanti. Albero che veniva scelto con rito ufficiale (martellatura) e abbattuto a circa 1 metro e mezzo di altezza per permettere ai boschi di riprodursi spontaneamente. E’ evidente che stiamo parlando di civiltà, e la magia di Mongiana non finisce qui.
E ancora
Domenico Fortunato Savino due nomi e un cognome. Così, se diamo per vero che nella vita di ogni luogo ci sia un appuntamento con la storia, Mongiana ne ebbe almeno due, e il secondo ha esattamente due nomi e un cognome. Domenico Fortunato Savino, nato a Positano nel 1804 e morto a Mongiana nel 1872, è uno degli elementi magici di questa storia e delle Reali Ferriere e Officine Borboniche di Mongiana.
Per esempio, Savino progettò la Fabbrica d’Armi, la caserma, la fonderia, la Chiesa, il carcere, le strade, il cimitero, le nuove officine, ponti e canali, edifici, gli alloggi dei dirigenti, la Casa del Comandante. Insomma, tutto quello che c’era da progettare. E ancora, realizzò forni per la fusione e addirittura modificò una macchina a vapore, detta il ventilatore, che serviva per alimentare l’aria soprattutto in estate quando i torrenti portavano poca acqua.
Per concludere, nel 1846 il Savino riuscì a introdurre a Mongiana moderni metodi di affinazione, come per esempio un laminatoio acquistato in Inghilterra, che ovviamente perfezionò per le sue esigenze. Grazie alle magie del Savino fu questo il periodo di massima produzione per le Reali Ferriere e Officine Borboniche di Mongiana.
La produzione
Cosa si produceva nelle Reali Ferriere e Officine Borboniche di Mongiana? Busti per monumenti, tubi, campane, ruote di ferro, elementi di macchine, argani, pesi, bracieri, mortai, zappe, chiavi, bulloni, maglie, catene, componenti per i primi ponti sospesi, rotaie per tratte ferroviarie.
E ancora cannoni, mortai, proiettili, granate, baionette, sciabole, else, carabine, fucili di precisione (si ricorda il famoso fucile Mongiana oggi ricercato dai collezionisti). Si azzardarono addirittura i primi prototipi di cannoni navali binati e cartucce a percussione centrale.
A questo punto deve seguire una chicca, che è assieme una beffa, e c’è un altro correva l’anno… il 1861. Siamo all’indomani dell’unità d’Italia, AL PRIMO RE D’ITALIA – PER LA PATRIA INDIPENDENZA – I FABBRI MONGIANESI.
Sarebbe l’iscrizione che compare sull’elsa della sciabola fuori ordinanza forgiata a Mongiana con lama in acciaio lavorata a damasco, impugnatura in avorio e stemma sabaudo in oro. Si tratta di un capolavoro assoluto. E sulla coccia sono ancora incisi i nomi delle maestranze di Mongiana che l’avevano realizzato, ma la beffa arrivò ugualmente, e questa è una storia che conosciamo bene.
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Le Reali Ferriere e Officine Borboniche di Mongiana oggi
Si tratta di una storia magica, straordinaria, ricca di risvolti, di dettagli appassionanti e di personaggi chiave.
Certo, sarebbe stato bello raccontare la storia di un polo siderurgico nel pieno dei suoi cicli produttivi. Capace di attrarre ancora forza lavoro specializzata e investitori pronti a scommettere su questa industria. Capita però che i tempi cambiano e gli incantesimi tramutano, forse, perché anche le energie cambiano e producono fenomeni nuovi, inaspettati, e non meno avanguardisti.
E’ vero, le Reali Ferriere e Officine Borboniche di Mongiana oggi non producono più busti per monumenti, tubi, campane, ruote di ferro. Ma stiamo pur parlando del più importante e ardito polo siderurgico della Calabria, e la sua storia non poteva concludersi l’11 febbraio 1876 e con il romantico ricordo di una fotografia in bianco e nero.
Un esempio di archeologia industriale
Mongiana oggi è un luogo ancora ameno e affascinante, contemporaneo esempio e testimone esclusivo di un’archeologia industriale viva e assieme ancora in divenire. Con un museo che propone un modello avanzato di fruizione, valorizzazione e gestione con particolare attenzione al tema del turismo culturale.
Visitare le Reali Ferriere e Officine Borboniche di Mongiana oggi significa ri-vivere quella magia iniziata nel 1768 che continua ancora a influenzare e dominare eventi, persone, luoghi e forse, anche, qualcos’altro.
A presto, Sergio.
Ps: le foto sono tratte dal sito ufficiale MuFAR – Museo Fabbrica d’Armi e Reali Officine Borboniche di Mongiana. Per riferimenti bibliografici si consilgia “Le ferriere di Mongiana. Un’occasione persa” di Vincenzo Falcone e “Le reali ferriere ed officine di Mongiana” di Brunello De Stefano Manno.
Sergio Mongiana ti ringrazia per aver puntato la tua penna sulla sua storia… con immenso piacere e stima.
Grazie Pasquale!
Grazie per questa bella e documentata storia locale. Veniamo in tre amiche tra qualche giorno a Serra e staremo lì 9 giorni. Quali altri luoghi visitare secondo te oltre Soriano?
Gentile Rosa grazie per gli apprezzamenti. Le ho inviato una e-mail.
A presto e grazie ancora,
Sergio
Storia affascinante e coinvolgente, tanto che nel libro che ho avuto l’onore di scrivere intitolato la “grande industria del sud”, (Officine Meccaniche Calabresi) fondatore Ing. Vincenzo Bruzzese, ho inserito dei passaggi e momenti particolari riguardanti le reali Ferriere Borboniche di Mongiana.
Si, si tratta di una storia molto affascinante, che qui però ho solo accennato.
Grazie,
Sergio
Leggendo questo articolo ho scelto l’argomento per la mia tesi di laurea!
Grazie
Grazie, e mi fa piacere. Grazie a te!
Sergio
Sono stata a Mongiana qualche anno fa.. stupisce come in un simile piccolo centro sia condensata tanta storia ormai secolare. Un luogo da tenere in alta considerazione!
Vero Teresa, Mongiana è uno dei luoghi in Calabria da tenere in alta considerazione e, come minimo, da visitare.
Grazie e a presto,
Sergio
Gentile Sergio. ho letto con piacere questo suo accurato contributo sulle Ferriere e sulla fabbrica d’Armi di Mongiana. Posso confermarle che molti mongianesi emigrarono a Terni come operai specializzati contribuendo non poco alla crescita delle Acciaierie e della (oggi ex) fabbrica d’Armi umbre. Anche il mio bisnonno emigrò a Terni ma poco tempo dopo rientrò a Mongiana, mio nonno, Francesco Broussard, rimase a Terni ed entrò a lavorare come chimico nel Laboratorio della Regia Marina Militare, come responsabile per la verifica degli acciai speciali. Parafrasando il suo bell’articolo, la storia non inizia qui, e certamente Lei ne è a conoscenza, l’origine del cognome viene da Hugo Broussard , armiere francese che negli anni 50 del XIX secolo venne chiamato a Mongiana per la sua specialità. Oggi noi siamo e ci sentiamo umbri ma il legame con la Calabria è rimasto vivo fin quando sono vissuti gli ultimi discendenti diretti. Un nostro lontano cugino ha ricostruito l’albero genealogico della famiglia. La ringrazio per il suo studio e per la passione e la cura della storia per la sua (nostra) terra, Carlo
Gentile Carlo,
sono io a ringraziare lei per il prezioso commento che arricchisce, e non poco, questa ‘nostra’ storia fatta di contatti e contaminazioni. Contatti e contaminazioni che rendono i ‘confini’ familiari, economici e culturali sempre più fluidi.
Un caro saluto e grazie ancora,
Sergio
La storia del più grande insediamento industriale del Mezzogiorno, in Calabria sull’altopiano delle Serre, attivo dal 1771 al 1874, raccontata dal punto di vista degli operai che raggiunsero una punta massima di 1.500 effettivi. Che quasi sempre si trovarono ad operare in condizioni improbe e di vero e proprio sfruttamento. Attraverso una meticolosa e appassionata ricerca d’archivio, l’autore ricostruisce la condizione sociale ed economica delle popolazioni locali in funzione del complesso siderurgico della Mongiana. E mette in luce i limiti storici e gli errori di prospettiva, sia politici sia economici, che hanno determinato il fallimento di quello che ancor oggi è ricordato come un avveniristico ed irripetibile tentativo di industrializzazione nel profondo Sud. ( da ” LE FIERRIERE DI MONGIANA ” di Vincenzo Falcone
Si, una lettura decisamente appassionante e fondamentale per chi vuole approfondire questa storia, qui solo accennata che, secondo l’autore, fu un’occasione mancata.
La ringrazio per il commento e a presto,
Sergio
Buongiorno,
sono Francese d’origine Calabrese (Reggio Calabria). Ho visitato il museo della fonderia di Mongiana qualche anno fa. Ho letto con molto piacere il suo articolo.
Anche in Francia cera una fonderia chi utilizava il ferro dei miniere e il carbone di legno. Si chiamava “Forges de Buffon”. Questa fonderia ha lavorato quasi allo stesso tempo che la fonderia di Mongiana. Ho vistuto 30 anni vicino di questa fonderia. Adesso non funziona più, ma si può visitare.
Adesso sto scrivendo un romanzo di cui la storia comincia a Mongiana e finira in Francia.
La ringrazio si potrebbe mandarmi qualche dettaglio sulla gente chi vivevono e lavoravano li.
Io, conosco la fonderia perchè sono ingegnere in metallurgia.
Grazie mille in anticipo.
Gentile Diano, buongiorno.
Grazie per l’attenzione e per aver letto questo mio breve articolo. Sarà mia cura fornirle tutte le informazioni e i dettagli che potranno essere utili per la stesura del suo romanzo, nell’attesa di leggerlo ovviamente.
Grazie ancora e a presto,
Sergio
Molto interessante
Si molto, da approfondire!
Grazie e a presto,
Sergio