Le conocchie del Museo Calabrese di Etnografia e Folklore R. Corso di Palmi
Le conocchie del Museo Calabrese di Etnografia e Folklore Raffaele Corso di Palmi, in provincia di Reggio Calabria. Oggetti di esclusiva e raffinata fattura artistica realizzati a intaglio dai pastori locali e consegnati alla propria donne come dono d’amore…
Palmi
Siamo a Palmi, città della provincia di Reggio Calabria sul versante tirrenico Calabrese di oltre 18.000 abitanti nel territorio conosciuto anche come Costa viola. Importante centro culturale che ha dato i natali al compositore Francesco Cilea e al letterato Leonida Repaci. Tra l’altro, qui visse San Fantino la cui cripta con le sue spoglie è un esclusivo luogo di culto cattolico.
Inoltre, Palmi è famosa per la Varia, da poco inserita nell’elenco dei patrimoni immateriali dell’umanità dell’UNESCO e per la festa di San Rocco conosciuta come il corteo degli spinati.
E ancora, Palmi ospita il Museo Calabrese di Etnografia e Folklore Raffaele Corso. Considerato uno dei più rilevanti musei etno-antropologici del Sud Italia che espone, tra gli altri oggetti, un’incredibile collezione di conocchie.
Il Museo Calabrese di Etnografia e Folklore Raffaele Corso è ubicato presso la Casa della Cultura Leonida Rèpaci Palmi dove confluiscono la Pinacoteca Leonida ed Albertina Repaci. La Biblioteca comunale Domenico Topa. L’Antiquarium Nicola De Rosa. Il Museo musicale Francesco Cilea e Nicola Antonio Manfroce. La Gipsoteca Michele Guerrisi. L’Archivio di Stato di Reggio Calabria e l’auditorium comunale.
Il Museo Calabrese di Etnografia e Folklore Raffaele Corso
Il Museo Calabrese di Etnografia e Folklore Raffaele Corso (riconosciuto di importanza internazionale dall’UNESCO) si articola in un percorso tipologico-tematico. Con diverse sezioni dedicate al ciclo della vita, dell’anno, dell’arte popolare e dei pastori, della vita agricola e marina, della superstizione, della magia e della religiosità popolare.
Tra gli oggetti esposti si distinguono maschere apotropaiche, costumi tradizionali, attrezzi agricoli, una collezione di stampi per dolci, figure di pastori, presepi. Ex-voto in cera, immagini sacre, cardi e corone di spineusati dai Vattienti di Nocera Terinese (CZ) durante il rito del Sabato Santo. Un grande telaio, una coppia di giganti Mata e Grifone e una dettagliata collezione di conocchie.
Le conocchie del Museo Calabrese di Etnografia e Folklore Raffaele Corso di Palmi
La vera novità che resiste è quella che ha ripreso tutti i fili della tradizione e li ha tessuti in un motivo che la tradizione non poteva tessere (Fernando Pessoa).
Tutti sappiamo che le conocchie sono strumenti usati sin dall’antichità (e anche nel mito) dalle donne durante la filatura di canapa, cotone, lana, lino.
E ancora, più o meno tutti conosciamo e siamo abituati a immaginare le conocchie come costruite in canna con una gabbietta realizzata aprendo la canna in diverse sezioni, dal cui allargamento e richiusura si ottiene una gabbietta di forma affusolata.
E poi, in altri conosciamo le conocchie la cui struttura era costituita da un bastone di legno con una gabbietta, o altro ingrossamento, intorno al quale si legava la massa del filato.
Bene, con le conocchie del Museo Calabrese di Etnografia e Folklore Raffaele Corso di Palmi dobbiamo ribaltare quest’immagine. Dobbiamo ribaltare quest’immagine perché la singolarità sta esattamente nella loro esclusiva e raffinata fattura artistica.
Oggetti sconvolgenti…
Stiamo parlando di oggetti sconvolgenti per bellezza e raffinatezza. Oggetti dal potere connettivo. Oggetti che riferiscono una semantica artistica e simbolica esclusiva.
E già, le conocchie del Museo Calabrese di Etnografia e Folklore Raffaele Corso di Palmi potrebbero simboleggiare anche qualcos’altro. E questo perché sono sculture realizzate a intaglio dai pastori e di seguito consegnate alla propria donna come dono d’amore o meglio nuziale. Oggetti d’uso che trasmutano in opere d’arte stravaganti e assieme misteriose?
Per comprendere la magia delle conocchie del Museo Calabrese di Etnografia e Folklore Raffaele Corso di Palmi l’invito è valutare la natura relazionale e sistemica di questi oggetti. La donna durante la sera e la notte in casa a filare con lo strumento d’amore donatole dal suo uomo lontano. L’uomo impegnato nella transumanza o nei lunghi lavori nei campi a realizzare l’oggetto da donare alla donna lontana.
Entrambi, l’uomo e la donna (o la donna e l’uomo) lontani e ri-uniti da quel filo filato. Esattamente come in un gioco di specchi, inclinati di qualche grado, che proiettano nuove immagini a partire da quella originaria per confondersi in un punto non ben definito.
E allora…
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Immagini…
Osservando le conocchie del Museo Calabrese di Etnografia e Folklore Raffaele Corso di Palmi ho immaginato un pastore lontano dalla propria casa e dalla donna amata e desiderata.
Ho immaginato quell’uomo osservare le stelle e durante la notte, con il pensiero e il corpo proteso verso la donna lontana, intagliare la conocchia e incidendovi simboli amorosi, segni ripetitivi e in curiose successioni, figure antropomorfe, figure zoomorfe.
E in questo ho immaginato quel pastore posseduto da un oscuro e velenoso intruglio d’amore e di speranza capace di proiettarlo in una trance emotiva e connettiva.
Poi l’ho immaginato al risveglio e l’ho visto osservare la sua opera d’arte. Quella conocchia da donare alla donna e su cui incidervi le sue iniziali come sigillo d’amore…
A presto, Sergio.
Ps: le foto riferiscono alcuni oggetti della collezione di conocchie del Museo Calabrese di Etnografia e Folklore Raffaele Corso di Palmi.
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