Rutigliano. La città d'arte e dei fischietti di terracotta

Rutigliano. La città dei fischietti di terracotta

Alla scoperta di Rutigliano in provincia di Bari, la città d’arte e dei fischietti di terracotta…

7 Minuti di lettura

Rutigliano è la città dei Fischietti di Terracotta, ma prima ancora il Museo del Fischietto in Terracotta “Domenico Divella” di Rutigliano in Puglia è un caso antropologico esclusivo, bello e interessante… una piacevole scoperta.

Si tratta di un singolare caso di Marketing Culturale, direi anche particolarmente riuscito. Mi riferisco alle strategie di trasmissione del patrimonio culturale, di valorizzazione dei beni culturali e delle specifiche tradizioni, quelle che mi piace definire le eredità culturali.

Ma ritorniamo all’inizio della storia…

Mi è capitato di conoscere Rutigliano e andarci per lavoro, del tipo grossomodo così: squilla il telefono e Sergio c’è da fare un lavoro a Rutigliano, il Museo Civico del Fischietto in Terracotta. Ed io: certo!

Chiudo la telefonata e… dove sta Rutigliano? E allora Google: prima entro su Rutigliano, poi su Cultura Italia e infine su Google Immagini. Bella Rutigliano, penso. Cittadina del sud-est barese, città dell’uva, capitale dei “Fischietti di Terracotta” fregiata, nel 2010, del titolo di Città d’arte in rapporto al suo inestimabile patrimonio storico, artistico e architettonico.

Seguono le telefonate di rito per organizzare la trasferta e poi ancora Booking, TripAdvisor e Google Maps. Si va in Puglia, Rutigliano.

La città di Rutigliano: alla scoperta del centro storico

Partenza alle 16.00 da Catanzaro Lido, arrivo a Rutigliano per l’ora di cena circa. Dopo essermi sistemato piuttosto velocemente in un B&B a ridosso del centro storico decido di fare un giro, ovviamente a piedi.

Lungo la strada incrocio due Bar, purtroppo la Ceres non c’è. Al terzo tentativo opto per un Vodka Tonic da asporto, tocca fare il brindisi di benvenuto.

Col Vodka Tonic in mano entro nella città d’arte su Via Porta di Bari. Rimango subito piacevolmente incuriosito dai vicoletti intimi del centro storico, particolarmente stretti e pavimentati con lastre in pietra calcarea, lechianche, molto chiare e lucide (per il vero alcune anche un tantino scivolose).

Alzando lo sguardo noto il bianco dei muri delle abitazioni da cui spiccano balconi, portali, cornici, loggioni e, soprattutto, i lampioni pubblici sono quelli tradizionali non ancora sostituiti da quelli a Led che, magari, alleggeriscono la spesa per l’illuminazione, ma di certo banalizzano i dettagli architettonici dei borghi plagiandone irrimediabilmente l’atmosfera.

E ancora, gli slarghi con ristoranti e bar, la Torre Normanna, le chiese, i palazzi nobiliari realizzati tra il Cinquecento e l’Ottocento, Piazza XX Settembre con il Monumento ai Caduti… però, quello che mi piace di più sono i vicoletti silenziosi, con il vocio riservato che fuoriesce dalle finestre semichiuse delle abitazioni come sottofondo, sedie davanti le porte con anziani seduti che mi osservano, e bambini che giocano. Insomma, un’escursione notturna molto piacevole.

In ogni modo, l’immagine più bella di quella sera rimane un salone vintage (nel senso che è rimasto così com’era in origine e con tanto di insegna in legno, in dialetto Rutiglianese u varvir), con ovviamente un cliente seduto sulla poltrona con spalmata sul viso la schiuma da barba e u varvir con il rasoio in mano. Un piccolo dettaglio, erano le 11 di sera.

Nei giorni successivi mi reco al museo e, per scoprire qualcosa di più sui Fischietti di Terracotta di Rutigliano, progetto un incontro con un maestro figulo che mi concede un’intervista.

Il Museo Civico del Fischietto in Terracotta “Domenico Divella” di Rutigliano

Il Museo è ospitato in Via Tarantini al civico 28, presso Palazzo San Domenico. Un complesso monumentale edificato alla fine del 1500 che fino al 1860 ha ospitato una comunità di frati Domenicani.

La collezione dei Fischietti di Terracotta, a lavori ultimati, è attualmente allestita in vetrine nelle stanze del primo piano del Palazzo e si compone di circa 700 pezzi, tutti raccolti annualmente dal 1989 grazie al Concorso Nazionale del Fischietto in terracotta “Città di Rutigliano”. Insomma una collezione per sua vocazione destinata ad arricchirsi nel tempo.

I fischietti di terracotta su cui ho lavorato (mi sono occupato della catalogazione dei beni demo-etno-antropologici del museo con schede BDM secondo gli standard dell’ICCD) sono tutti oggetti unici, a tratti bizzarri, curiosi, divertenti.

Sono tutti oggetti che in qualche modo raccontano storie. Raccontano storie di luoghi, di ricordi, di fantasie, oggetti che esprimono la contemporaneità di questa tradizione.

Fischietto Il Gallo (Nichi Vendola) di Pietro Leone presso il Museo del Fischietto in Terracotta di Rutigliano

Il Gallo (Nichi Vendola) di Pietro Leone – Foto di Sergio Leonardi

Si tratta di caso antropologico esclusivo, bello e assieme interessante, bello da pensare e, bello da vedere.

In ogni modo oltre ai Fischietti di Terracotta realizzati per tradizione locale da Maestri Figuli Rutiglianesi, il Museo espone anche Fischietti realizzati da artigiani pugliesi e nazionali, così come quelli realizzati da alunni di scuole primarie e secondarie della città di Rutigliano, e ancora di associazioni e cooperative locali.

E allora, se molti fischietti ricalcano soggetti tipici della produzione scultoria locale o comunque regionale (al Concorso Nazionale partecipano anche scultori e ceramisti nazionali), la collezione si è arricchita di opere che se ne discostano sia per nuove formule espressive, con diverse tecniche e materiali, che per soggetti rappresentati.

Fischietto Dondolo Napoleonico di Diego Poloniato presso il Museo del Fischietto in Terracotta di Rutigliano

Dondolo Napoleonico di Diego Poloniato – Foto di Sergio Leonardi

Il fischietto di terracotta

Ritornando a Rutigliano, pare che l’artigianato locale tipico era ed è riferito dai maestri figuli, artigiani specializzati nella produzione di manufatti in terracotta a uso domestico e ornamentale come tegami, piatti, pignatte da forno, così come i fischietti di terracotta.

In principio era un semplice fischietto di terracotta usato dai pastori per richiamare le greggi. Poi è divenuto un dolce richiamo per gli innamorati, tanto che, fino a non molto tempo fa, durante l’annuale festa di Sant’Antonio Abate, ogni fidanzato regalava all’amata un cesto di frutta dentro un fischietto a forma di gallo simbolo di fecondità della terra e di virilità. (cit.)

Si, come spesso accade, anche il fischietto di terracotta è nato come un manufatto povero, un oggetto d’uso prima e rituale poi, per diventare un giocattolo per bambini.

Nel tempo, però, ha perso la funzione di richiamo per la caccia e l’uccellagione e quella rituale da impiegare durante le cerimonie per diventare attrazione di stravaganti collezionisti e di turisti, insomma un oggetto da esibire in casa o da esporre nelle vetrine di un Museo. Anch’io ovviamente ne conservo uno in casa, un gufetto.

Oggi i Fischietti di terracotta dalle botteghe dei figuli sono presentati ed esposti in una tradizionale Fiera il 17 Gennaio di ogni anno, giorno in cui si celebra anche la Festa di Sant’Antonio Abate. E ancora, la fiera e la festa di Sant’Antonio Abate si abbinano al Concorso Nazionale del Fischietto in Terracotta “Città di Rutigliano” le cui opere sono custodite ed esposte nel Museo Civico del Fischietto in Terracotta “Domenico Divella”.

Ma la vera curiosità è la complementarietà della festa di Sant’Antonio Abate e la tradizionale fiera con l’inizio del Carnevale. Mi piace qui citare uno stralcio di quanto mi ha riferito un Maestro Figulo di Rutigliano:

“Infatti, il 17 di Gennaio inizia il Carnevale. Così, la combinazione di questi due elementi ha portato alla costruzione buffa di alcuni soggetti, di alcune figure che hanno i fischietti in terracotta, proprio perché lo scopo era quello di, attraverso la satira, e sfruttando l’inizio del Carnevale, prendere in giro determinati personaggi locali, soprattutto quelli che costituivano o rappresentavano una forma di potere”. (Filippo Lasorella)

Fischietto Id e led di Vito Moccia presso il Museo del Fischietto in Terracotta di Rutigliano

Id e led di Vito Moccia – Foto di Sergio Leonardi

Così, se in origine il fischietto riportava la figura di un volatile, in particolare quella del gallo, in seguito si aggiunsero nuove figure per lo più in chiave ironica come quelle di personaggi illustri del paese che rappresentavano o detenevano il potere. L’obiettivo era prenderli in giro, beffarli. Ne consegue la dimensione giocosa con la costruzione buffa di alcuni soggetti.

Carabinieri, personaggi politici, esponenti della borghesia e preti. Altri ancora tratteggiano la vita quotidiana con riferimenti al lavoro, alla vita domestica, o aspetti festosi… e allora un dettaglio di certo da non trascurare, forse il più curioso, la collocazione del dispositivo sonoro.

La tradizione di Rutigliano vuole che il dispositivo sonoro (anch’esso in terracotta) sia applicato proprio lì, sulla schiena del soggetto, sul fondoschiena, sul sedere per essere più precisi. La creatività popolare!

Leggi anche: Appunti sulla catalogazione dei Fischietti di Terracotta del Museo Civico “D. Divella” di Rutigliano

Rutigliano, una tappa obbligata

Per concludere, ho conosciuto e visitato Rutigliano per via di un lavoro al Museo Civico del Fischietto in Terracotta “Domenico Divella”, un singolare caso di Marketing Culturale.

Così, oltre a scoprire Rutigliano, chiaramente, ho colto l’occasione per fare un giro in Puglia (questo è uno dei tanti aspetti positivi del mio lavoro). E allora Alberobello, Polignano a Mare, Ostuni, Lecce, Gallipoli…

Insomma, il mio consiglio è che visitando questa zona della Puglia bisogna necessariamente visitare anche Rutigliano, e anche il Museo del Fischietto in Terracotta “Domenico Divella”.

A presto, Sergio.

Ps: la foto in testa al post è tratta da Google Immagini.


Ciao, sono Sergio Straface e sono un Antropologo. Mi occupo di ricerca etnografica e lavoro nel Marketing e nel Management dei Beni Culturali e del Territorio. Qui scrivo di tradizioni popolari e folklore – ricette e food – religiosità popolare – reportage – comunità storico-linguistiche calabresi – abbazie, chiese, conventi e santuari… insomma tutto quello che ha a che fare con l’universo etno-antropologico soprattutto in Calabria. Vai al Blog

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